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Pellegrini dell'umano

Briciole dalla mensa - Epifania del Signore - 6 gennaio 2021

 

LETTURE

Is 60,1-6   Sal 71   Ef 3,2-3.5-6   Mt 2,1-12

 

COMMENTO

 

Il mistero dei Magi e della loro visita al bambino Gesù, «il re dei Giudei», in verità è un mistero che non nasconde, bensì rivela: infatti mostra l'ipocrisia religiosa di chi è "vicino" secondo la fede («capi dei sacerdoti e scribi del popolo») e non sa riconoscere la venuta del Signore, mentre loro - che sono "lontani", stranieri, praticanti un culto diverso e senza Dio - proprio loro lo riconoscono e lo adorano.
Cosa avverrebbe se i Magi bussassero oggi alle porte delle nostre chiese?! Se vogliono adorare il Signore devono prima farsi battezzare, devono mettere in ordine la loro condizione di vita secondo la morale cattolica, devono avere dei padrini non conviventi, devono venire a Messa tutte le domeniche… E poi, non possono adorare offrendo i loro doni («oro, incenso e mirra»), ma devono trovare nel nuovo messale le rubriche adatte al caso. In ogni modo, sarebbe bene che lasciassero fare ai nostri sacerdoti per le offerte al Signore, perché è meglio neanche nominare il sacerdozio battesimale… Purtroppo rimane attuale il monito di Gesù riguardo a certi capi religiosi del suo tempo: «Legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (Mt 23,4).
Il virus ha costretto alla fermata la pratica religiosa tuttora tanto pretesa, nella sua formalità. Sarà, allora, l'occasione per una ripresa nuova: dove diamo spazio a forme altre e alternative di culto; dove valorizziamo ministerialità diverse (a partire da quella degli sposi); dove celebriamo con il Pane della Parola; dove, intorno all'Eucaristia, si fa maggiormente sperimentare la vita cristiana di comunione e di dono, più che catechizzarla scolarmente; dove ognuno ha cittadinanza cristiana per il suo vissuto umano (soprattutto se è complicato e ferito), rispetto a una corrispondenza formale alla morale; dove i poveri non sono solo oggetto dei pacchi della Caritas, ma sono il soggetto dell'evangelizzazione; dove si vive la politica del «Fratelli tutti», e non l'esclusivismo confessionale.

 

Dunque, davanti al trono (che è la mangiatoia) del «re dei Giudei» che è nato ci sono le offerte dei Magi. Loro hanno portato quello che, secondo la loro cultura, andava donato per onorare un re.
È un re che appartiene totalmente alla storia e alla religione del piccolo popolo d'Israele. Eppure, ad adorarlo, non ci sono le offerte di sacerdoti, non ci sono le benedizioni dei rabbini, non ci sono le confessioni di fede dei maestri della Legge. La religione canonica e ufficiale si mantiene ignara ed estranea. Si interessa solo (e in forma negativa) Erode, perché tutta la sua attenzione sta nel far fuori qualsiasi minaccia al suo potere. Il Dio che non vuole doni («Che cosa mi potete offrire? Tutto è mio!», cfr. Sal 50 [49]), ma si dona, attira a sé perché ogni uomo, al di là di ogni appartenenza religiosa, possa adorarlo secondo il proprio sentire e la propria esperienza di umanità. Quello che offriamo a Dio è proporzionato a Lui non se rispetta le rubriche di un cerimoniale liturgico, ma se vi porta dentro la vita di chi offre. Linguaggi e modalità liturgiche che non parlano all'uomo di oggi hanno la necessità di essere decisamente cambiati. La liturgia è una rappresentazione di vita, anzi «della Vita»: forse sono in grado di esprimerla gesti vecchi e stanchi, parole desuete e molto equivoche per l'uomo di oggi?

 

Altra provocazione: questi stranieri pagani, i Magi, si sono lasciati guidare. Non si sono inventati loro un percorso, non hanno posto davanti la loro particolare spiritualità. Si sono lasciati portare da un'ispirazione altra, non hanno messo avanti il loro sentire religioso e la pratica del loro culto: altrimenti, non avrebbero nemmeno iniziato la ricerca del re dei Giudei. Per andare a Dio non è necessario appartenere ad una precisa religione, ma appartenere al mondo dell'umiltà e della mitezza. Una certa osservanza religiosa può essere buona solo se apre a Dio e insegna a fidarsi di Lui. Dio parla all'uomo, a qualsiasi religione e razza appartenga. La religione deve solo abituare all'ascolto del Signore, per lasciarsi guidare, da Lui, a Lui stesso.

 

Ma la provocazione più grande è quella che colpisce ogni volta che si legge questo episodio. Dio ha guidato i Magi al bambino Gesù attraverso la stella: è la Grazia del Signore. Forse i Magi avevano una loro propria ricerca. Sta di fatto che non sarebbero mai arrivati senza la guida della stella. E Dio l'ha mandata proprio a questi lontani personaggi: possiamo dire ignari del re dei Giudei.
Questo significa che Dio va a prendere i più lontani, perché nessuno si senta escluso dall'incontro con Lui. L'Epifania spalanca le porte della fede a tutti e a ogni realtà, ma a partire dalle situazioni umane che forse si sentono escluse da Dio. Questo è il Vangelo.

 

Alberto Vianello

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