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Dio è una danza

Briciole dalla mensa - Santissima Trinità (anno C) - 15 giugno 2025

 

LETTURE

Pr 8,22-31   Sal 8   Rm 5,1-5   Gv 16,12-15

 

 

COMMENTO

 

Dopo tanti anni riprendo il mio servizio di commento alle letture domenicali con un senso di timore e di inadeguatezza. Oggi più di ieri perché, più divento vecchio, più mi pare che la Parola sia un dono sempre immeritato, mai accolto e compreso totalmente, difficile da spiegare e da annunciare con le mie povere parole. Di fronte a Dio che parla diventiamo tutti balbuzienti, come Mosè che dice: «Perdona, Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono stato né ieri né ieri l’altro e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua» (Es 4,10).
E come prima cosa voglio ringraziare don Alberto, mio fratello, per il fedele, profondo e prolungato servizio della Parola offerto per molti anni. Il mio sarà un servizio a termine, giusto per permettere ad Alberto di… tirare fiato.

Celebriamo in questa domenica la solennità della Santissima Trinità.
Leggendo la prima lettura (Pr 8,22-31) mi è venuto in mente il celebre dipinto di Matisse che raffigura delle persone che danzano tenendosi per mano, in un turbine di colori saturati: i corpi colorati di rosso, il cielo colorato di blu e la terra colorata di verde. Il cerchio di questa danza non si chiude: rappresenta infatti il movimento, l’andamento stesso della danza, e quindi della vita. Penso che Dio sia una danza: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo danzano insieme, formando un unico armonioso  movimento: credo in un solo Dio. 
Un mio amico, recentemente scomparso, ha scritto: «Amante, tu sei amore puro e incondizionato, totale e assoluto, amore che crea, si irradia e incarna.
Amato, hai in te un sole che non si estingue, che ti sprona a vivere, che ti ispira a creare, che ti invita ad amare. Amante, tu sei ove c’è vita, ove c’è dono e gioia, ove c’è complicità amorosa, ove c’è profumo di eterno.
Amato, hai in te un tesoro da custodire, un tesoro da godere, un tesoro da valorizzare». 
(Domenico Rampazzo).
Così leggiamo nel testo dei Proverbi: «Quando egli fissava i cieli, io ero là; ...quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».
L’evangelista Giovanni, quando scrive «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio» (Gv 1,1) aveva certamente presente questa pagina dei Proverbi: la Sapienza eterna di Dio, nella sua danza d’amore accanto al Padre, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1,14).
 
Nelle letture odierne c’è uno sviluppo sorprendente. Scrive infatti san Paolo: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Cosa vuol dire? Se lo Spirito Santo è colui che mette in relazione il Padre con il Figlio, in un eterno dialogo d’amore, in una danza inesauribile, questo medesimo Spirito è dato a noi come dono pasquale di Gesù. Ciò significa che, per mezzo dello Spirito, anche noi veniamo introdotti nella comunione trinitaria, facciamo parte della famiglia di Dio, danziamo con lui. Abbiamo ricevuto «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”» (Rm 8,15). Il mio amico Domenico usa una espressione ardita, che è anche il titolo del suo libro: «Noi siamo e saremo la sua quarta persona». Niente di esagerato o di eretico: lo scrive a suo modo anche san Giovanni: «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1Gv 3,1). E nel vangelo leggiamo: «Lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre» (Gv 8,35). È certo allora che la nostra casa, dove abitiamo fin da ora, è la santa comunione trinitaria: viviamo nel tenero abbraccio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Anche noi siamo chiamati a partecipare alla danza di Dio.

Nel vangelo si parla dello «Spirito della verità» che guiderà i discepoli «a tutta la verità». Non si tratta di una verità concettuale, dottrinale. L’evangelista Giovanni dice che Gesù è la verità di Dio, nel senso che possiamo anche affermare che Gesù è il Figlio di Dio, ma è anche meglio dire che Dio, che nessuno ha mai visto, noi l’abbiamo visto nella persona di Gesù: lui è «immagine (icona) del Dio invisibile» (Col 1,15), Dio è Gesù. La venuta dello Spirito ci condurrà a poco a poco alla piena conoscenza del “mistero di Cristo”, ma lo Spirito «non parlerà da se stesso» né avrà nuove rivelazioni da comunicarci.  Il compito dello Spirito è di insegnarci e ricordarci tutto ciò che Gesù ci ha detto (Gv 14,26). «Vi annuncerà le cose future», nel senso della capacità dello Spirito di guidare verso la verità di Cristo e la comprensione della volontà di Dio, illuminando il cammino del credente e permettendogli di comprendere meglio il futuro alla luce del presente e del passato. 

Tutto questo, come può riflettersi nella vita delle persone e delle comunità? 
Se Dio è comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, la vita del cristiano e la vita delle nostre comunità, saranno trasformate in quella medesima realtà: «Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. E tutti noi, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,17-18).

Giorgio Scatto  

 

Lo Spirito? Non si vede, non si tocca… sarà un’energia, una vibrazione? Sapienza generata anch’essa dal Padre, strumento operativo per la creazione del mondo. Tutto è stato fatto con sapienza, il firmamento che è molto di più del cielo popolato da un brusio di stelle perché ci facciano compagnia. Ci sono le galassie lontane e forse non solo questo mondo e quaggiù la terra, questa ‘bella famiglia d’erbe e di animali’.  Basterebbe poco: fermarsi, guardare in alto e contemplare stupefatti. Non c’entriamo nulla con tutto questo, non dipendono da noi che ne siamo ospiti irriverenti, ingrati. Non c’è il tempo, non c’è l’estro per considerare in quale grande mistero siamo dentro, saperci piccoli. Non c’è sapienza. Tutto è dono, il giorno chi viene, noi stessi… “Lui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra…”. Peccato che non si vedano più le stelle. Sarà per questo che le cose hanno perso la loro libertà, l’essere per sé che le rende gratuite di fronte a noi. Sono creature di Dio.  

Ci voleva il Figlio per ripristinare l’infinito bene della creazione, perché ogni cosa ritrovasse il suo fine. E potessimo fare lo stesso di noi, seguendo il suo esempio, praticando il comando dell’amore. Tutto è stato fatto con sapienza, per mezzo e in vista dell’amore. 
“Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità…”. Dalla Pentecoste inizia la Chiesa, come raccontano gli Atti degli apostoli, i primi passi dei fedeli. I passi successivi non sempre sono stati dello stesso tenore. Succede, ci sta. In ogni caso con Pentecoste inizia il tempo dello Spirito. Sempre invocato, atteso, talora inascoltato. Gesù dice che la comprensione della Rivelazione è progressiva. “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. Molte cose sono state comprese col tempo, le definizioni dogmatiche, il Credo… C’è voluto tempo per capire anche gli errori della Chiesa stessa, legati a circostanze storiche piuttosto che all’interpretazione del vangelo. Viene in mente il ‘Deus vult’ della prima crociata, la catastrofe della quarta finita col saccheggio di Costantinopoli.... Nel Giubileo del Duemila papa Giovanni Paolo ha rifatto i conti con il passato.

Lo Spirito soffia comunque per la riunificazione delle Chiese, come anche e sempre per la comprensione ulteriore del mistero di Dio, uno e trino, o del mistero stesso della vita, o della stessa realtà fisica che gli studi recenti apparentano più alla metafisica che agli esiti del razionalismo. Lo Spirito muove i profeti, pochi  ma buoni, i santi, anche i papi come Francesco e li consiglia più di quanto la Chiesa riconosca. Lo Spirito che scende nelle profondità del cuore dove sappiamo inequivocabilmente cosa è giusto e cosa no: solo amando si conosce. Lo stesso Spirito che parla sorprendentemente attraverso i bambini e i grandi rimangono stupefatti.  “Amare è quando (uno) ti entra dentro e non si stacca più”, disse la bambina a catechismo.

Questo ci permette di dire che la fede cristiana non è un sistema chiuso, bloccato come in altre religioni. Non teme il futuro, il confronto, la ricerca. Diventa così un insegnamento per tutti ad essere aperti alla novità, al cambiamento. Se Dio con il Figlio si è manifestato una volta per tutte, nondimeno con lo Spirito si rivela ad ogni istante. Il meglio viene domani. 

Valerio Febei e Rita

 

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