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Le lacrime del Padre

Briciole dalla mensa - 30° Domenica T.O. (anno B) - 28 ottobre 2018

 

LETTURE

Ger 31,7-9   Sal 125   Eb 5,1-6   Mc 10,46-52

 

COMMENTO

Nella prima Lettura, Dio promette di ricondurre nella propria terra il popolo di Israele schiavo in terra straniera, a causa della sua infedeltà al Signore. «Fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente»: proprio quattro situazioni umane impossibilitate a fare il lungo cammino di ritorno. Sta a dire che il Signore non si limita a riaprire le strade della fede, ma anche trasforma l'uomo, fragile e impotente, per renderlo capace di percorrerle. Così, la prima esperienza di fede sarà la riconciliazione con la propria umanità, che ritrova in sé, per un "miracolo" del  Signore, la capacità di ridiventare progresso nella relazione con Dio (la fede).
Perciò tutti, forti e deboli, faranno la medesima esperienza: «Erano partiti nel pianto, io li riporterò fra le lacrime»; così dice il testo ebraico, con quest'ultima parola che, secondo il senso, sembra sbagliata, tanto che varie versioni la cambiano («le consolazioni»). Ma, subito dopo, il testo dice: «Perché io sono un padre per Israele», è Dio che parla. Allora io provo a immaginare, forse con eccessiva fantasia, che «le lacrime» siano quelle di Dio: è la sua commozione paterna, mentre opera la salvezza, nel vedere che ritrovano dignità coloro che l'avevano perduta e persino i più deboli e impotenti hanno ora la forza, per il suo dono, di andare incontro a un futuro di speranza. Perciò, la cosa più importante che possiamo auspicare per noi oggi è che ci siano uomini e donne che facciano versare a Dio queste lacrime di commozione. Che, cioè, ridiano dignità e diritti a chi ne è stato escluso da questa nostra società tante volte egoista, faziosa, intollerante e purtroppo anche razzista.

 

Il brano del Vangelo ci racconta l'incontro con Gesù proprio di una di queste situazioni umane impossibilitate a tornare per la strada della propria dignità: un cieco. Si chiama Bartimeo e «sedeva ai lati della strada a mendicare»: è drammaticamente gettato ai margini della vita, vivendo degli spiccioli e del disprezzo della gente. Tutti passano e camminano nella strada della loro vita, mentre per lui non c'è alcuna possibilità e quindi alcun futuro. Non può nemmeno starci su tale strada, altrimenti intralcia gli altri, perciò è gettato fuori, «ai lati». È la violenza di un mondo, come l'attuale, nel quale ognuno pensa di non avere abbastanza per sé e perciò non vuole condividere nulla con i poveri. Invece, mai l'uomo ha avuto tanti beni e risorse a propria disposizione come oggi. Tutti lo diciamo: «Quando si aveva molto meno si vivevano rapporti molto più solidali»; però non ne traiamo le conseguenze.

 

Non è una folla qualsiasi quella che sta passando indifferente davanti a Bartimeo: sono i discepoli e molti altri che seguono Gesù. Pare che vivere la fede non abbia nulla a che fare con il prendersi cura di un povero. Però se uno si fosse fermato ad aiutare Bartimeo si sarebbe staccato dal seguito di Gesù... Ma, secondo voi, facendo questo, Gesù lo avrebbe perso o l'avrebbe davvero trovato!?
In ogni modo,  che questa generale sequela non fosse autentica è dimostrato dal fatto che «molti rimproveravano il cieco perché tacesse», mentre alzava la voce del suo disperato appello a Gesù. E Gesù si ferma: Gerusalemme, la sua passione, la volontà del Padre, tutto può aspettare, ora c'è solo Bartimeo; lui, la sua povertà, il suo essere gettato ai margini della vita dalla brutalità dell'egoismo hanno la precedenza  su tutto. Gesù contraddice clamorosamente quelli che lo seguono: loro volevano far tacere il povero cieco, Lui lo manda a chiamare. I veri ciechi sono loro, non Bartimeo.
La reazione di quest’ultimo è commovente e bellissima. È tanto felice che perde ogni misura e fa quello che la prudenza direbbe di non fare assolutamente: getta via il suo mantello, che, per un povero, è tutta la sua ricchezza, la sua vita, la sua casa, il suo riparo, era tanto sacro che non si poteva tenere in pegno, perché sarebbe stato un grido d'ingiustizia che saliva fino a Dio. Poi balza in piedi e va sicuro da Gesù: è come se già ci vedesse, perché si è sentito ascoltato dal Signore, mentre la gente (religiosa) non l'ha visto e ha rifiutato di ascoltarlo per poi farlo tacere.

 

«Che cosa vuoi che io faccia per te?». È la stessa frase rivolta a Giacomo e Giovanni: c'è chi vuole dal Signore onori, perché pensa di meritarli; c'è chi, invece, pone in Lui la sua fiducia perché crede in Dio che si è sempre rivelato come Colui che ascolta il grido dei poveri e degli oppressi, cioè di coloro che non hanno nulla perché il mondo pensa che non meritano nulla.

 

«Va', la tua fede ti ha salvato». La fede è credere che è il Signore che salva, non le nostre pretese o i nostri modi di vedere le cose. E il Signore salva prendendosi cura di chi si trova nel bisogno: la salvezza è, essenzialmente, liberazione dell'uomo da ciò che gli impedisce di vivere la sua dignità. Qui sembra che solo Bartimeo abbia fede, in mezzo a tanta folla di seguaci. Infatti il brano finisce dicendo che, dopo la guarigione, «lo seguiva lungo la strada». Il povero cieco guarito è il vero discepolo, che cammina dietro a Gesù. E, seguendo Gesù, non si ritrova più «ai lati della strada», ma lungo la strada. La sua vita è diventata vero cammino umano. Bartimeo ha lasciato i lati della strada a tutti quelli che pretendevano di avere la patente di discepoli di Gesù, ma che, invece, opprimevano il grido del povero a Dio. Essi sono i veri poveri: quelli privati del Regno.

 

Alberto Vianello

 

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