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La presenza del Signore nella sazietà degli uomini

Briciole dalla mensa - Festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo (anno C) - 19 giugno 2022

 

LETTURE

Gen 14,18-20   Sal 109   1Cor 11,23-26   Lc 9,11-17

 

COMMENTO

 

«Gesù prese con sé i suoi discepoli e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàita. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono». E qui inizia il brano così come lo ha ritagliato la liturgia. È interessante notare che Gesù «accolse le folle» proprio mentre voleva starsene «in disparte» con i suoi discepoli. Il suo non è attivissimo: è attenzione e cura nei confronti della gente. Non nasce una Chiesa ritagliata dai ritiri, dalle liturgie e dalle pratiche religiose: c'è lo stile del Pastore che non si sottrae.
Oggi ci si lamenta che la gente non viene più in chiesa. Ma che forza di attrazione hanno le nostre pratiche parrocchiali e quanto ci si spende per andare incontro alla gente? Se la stessa Eucaristia porta a dividerci e quindi a distinguerci dalle altre persone non è più Eucaristia (seconda Lettura).

 

«Li accolse», e solo dopo «prese a parlare del Regno e a guarire». Gesù si preoccupa innanzitutto delle persone concrete, del loro vissuto e fa spazio dentro alla sua persona e alla sua vita ad esse. È alle loro gioie e dolori, alle loro delusioni e speranze che Egli annuncia il Regno, con i segni di guarigione che ne rivelano la presenza e la dinamica nella sua Persona.
Tutta la pastorale dovrebbe essere calibrata e articolata sul concreto vissuto della gente: il primo verbo deve essere «accogliere». Il resto viene da sé.

 

Terminata la giornata, i discepoli invitano Gesù a congedare la folla, perché vada in cerca di cibo e alloggio: «Qui siamo in una zona deserta», dicono. Strano, perché all'inizio Luca aveva detto che si era proprio nei pressi di Betsàita.
Forse i discepoli considerano «una zona deserta» tale città perché faceva parte della riva orientale del lago, abitata dai pagani. Vorrebbero allora che abbandonassero quel posto per cercare cibo e alloggio, perché, per loro, i pagani, essendo senza Dio, sono inospitali né si può farsi ospitare da loro. Così, con il suo gesto di dare da mangiare a tutti, Gesù trasforma quella che veniva considerata una terra inospitale in luogo di accoglienza, di cura, di festa, di condivisione del cibo. I veri inaccoglienti sono i discepoli, che pensano a un Dio solo per i bravi credenti, mentre Gesù è venuto proprio ad accogliere quelli che erano religiosamente scartati. I territori umani più lontani diventano presenza di Dio e della sua opera di dono del Pane della vita.

 

«Voi stessi date loro da mangiare». I discepoli suggerivano di liberarsi totalmente da un impegno con la gente congedandola; Gesù, all'opposto, li invita ad assumersi proprio loro la responsabilità in prima persona. Fa parte della maturità di una Chiesa e dei credenti il mettere sempre il positivo il meglio di se stessi, in ogni situazione. Senza avere la pretesa di risolvere i problemi del mondo, ma esprimendo quella maturità umana di Gesù dimostrata nell'essere sensibile senza esclusioni né ritirate, nella responsabilità del prendersi cura, dando il proprio contributo. Non manca la disponibilità e la generosità nella Chiesa, ma rischia di essere settorializzata, mentre tutta deve essere matura e responsabile nel fare la propria parte.
Del resto, questa è la vera visione di fede: la Grazia è data non per sé, ma per gli altri. Gesù moltiplica il pane perché tutti abbiano da mangiare. Quando facciamo qualcosa per gli altri, le nostre capacità ed energie si moltiplicano, "miracolosamente": penso che tutti lo sperimentiamo. Questa è la prova del dono di Dio: basta essere disponibili, «voi stessi date». Il "miracolo" Dio lo fa in noi per gli altri.

 

«Non abbiamo che cinque pani e due pesci»: la loro povertà avrebbe dovuto rinviarli alla presenza del Signore Gesù, di cui avevano appena sperimentato la fecondità nella buona riuscita della missione a cui li aveva inviati (Lc 9,1-6). Invece rimangono chiusi dentro misure solo umane: pensano a dover andare loro a comprare cibo, salvo poi domandarsi dove trovare il denaro. Allora Gesù prende in mano la situazione. Ma la proposta rimane anche per noi: sfidare la disponibilità della propria povertà.

 

Le parole con le quali Luca descrive l'azione di Gesù prima di distribuire i pani costituiscono una chiara allusione all’Eucaristia. Ed è veramente bello che il Vangelo ci parli del Corpo donato e del Sangue versato fuori di un contesto sacrale. Del resto è significativo che lo stesso Vangelo non usi mai, per tutto il racconto della passione, parole come «sacrificio, espiazione»: il Pane e il Vino sono Vita condivisa, a saziare la ricerca dell'uomo, a permettergli di stare con Gesù e di lasciarsi curare da Lui. La presenza del Signore è data dalla sazietà degli uomini: «Tutti mangiarono a sazietà».
Forse dovremmo guardare di più alla sacramentalità della presenza del Signore in tante vite trasformate dalla Grazia: uomini e donne che si sono lasciati prendere dal Signore, diventando strumenti del suo amore e della sua pace. Pensiamo a quei 5000 che hanno ricevuto dalle mani di Gesù il pane a sazietà dai cinque pani dei discepoli. Un "miracolo" non perché quel pane fosse speciale, ma perché era segno della cura e dell'amore di Gesù nei loro confronti. Lo "speciale" era l'incontro con quelle mani e con quello sguardo con cui il Signore li nutriva e, a sua volta, si saziava della loro presenza, senza doverli congedare.

 

Alberto Vianello

 

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