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La mondializzazione della Parola

Briciole dalla mensa -  Domenica di Pentecoste (anno C) - 5 giugno 2022

 

LETTURE

At 2,1-11   Sal 103   Rm 8,8-17   Gv 14,15-16.23-26

 

COMMENTO

 

Per Luca, che scrive gli Atti degli apostoli, la Pentecoste è l'evento fondante della comunità dei credenti in Gesù. Ma, a ben vedere, questo fatto fondatore non pone al centro dell'attenzione la discesa dello Spirito, quanto il suo effetto, cioè il parlare tutte le lingue da parte dei credenti sui quali è venuto lo Spirito. Infatti Luca dedica solo due versetti per raccontare il fatto della Pentecoste, e ben nove per descrivere «lo shock di questo avvenimento di comunicazione riuscito» (D. Maguerat). Lo Spirito Santo provoca un'esplosione di parole ispirate, e poi le fa diventare un processo di comunicazione capace di raggiungere ogni uomo di ogni storia. Questa è davvero la Pentecoste: la mondializzazione della Parola spinta dallo Spirito.

 

La festa ebraica della Pentecoste commemorava il dono della Legge al Sinai. Quindi la festa cristiana celebra l'irruzione dello Spirito che sancisce l'alleanza rinnovata di Dio con il suo popolo. Da notare, infatti, che quelli dei diversi popoli che ascoltano i primi cristiani parlare la loro lingua, provengono sì dalle diverse terre, però sono tutti ebrei, della diaspora.

 

Vediamo un attimo il testo. L'irruzione dello Spirito viene descritta come un fenomeno che i presenti ascoltano e vedono. Innanzitutto si tratta di un'azione totalmente preveniente di Dio: è inaspettata («all'improvviso») e viene dal cielo. La dimensione di ascolto è data poi dal rumore come un colpo di vento. Mentre si vedono come delle «lingue» di fuoco: che daranno la capacità di parlare le lingue diverse. «Tutti furono colmati», ma le lingue di fuoco «si posarono su ciascuno di loro»: ognuno riceve un dono particolare in ordine al parlare in lingue, senza essere separato dagli altri.
Il parlare in «altre» lingue (v. 4), viene poi spiegato con il riferimento alle lingue straniere (v. 8). Il discorso ispirato dallo Spirito dischiude ai discepoli un universo diverso dal loro, una lingua sconosciuta, fonte di nuove comunicazioni. Lo Spirito dà una forza creatrice di comunicazione.

 

Segue la lunga lista di popoli che - guardando la carta geografica - sembra seguire la logica di una serie di semicerchi che vanno da est a ovest. È dunque una lista che mostra l'universo circolare, il giro del mondo come lo poteva concepire un uomo abitante il medio oriente del tempo. È una rappresentazione dell'universalità, vedendo il mondo da Gerusalemme (D. Maguerat). Perciò, a Pentecoste, nella città di Gerusalemme, i giudei che vengono da tutte le parti del mondo, sentono parlare delle «grandi opere di Dio» ciascuno nella propria lingua, sono testimoni di una mondializzazione della Parola sospinta dallo Spirito. Così Luca è, ancora una volta, in polemica con la pretesa dell'impero romano di essere il vincolo che unisce tutti i popoli sotto le insegne dell'imperatore. Non è Roma il centro, bensì Gerusalemme è il luogo di partenza di un'espansione universale di cui il Kyrios non è Cesare, ma Gesù Cristo.

 

In definitiva, come compimento della Pentecoste ebraica, Luca interpreta la venuta dello Spirito come la conclusione dell'alleanza rinnovata di Dio con il suo popolo. Così, questo brano presenta la realtà della missione cristiana, che è la sua apertura all'universalità. La Chiesa nasce con due caratteristiche fondamentali: è agita dalla grazia dello Spirito ed è aperta a tutto il mondo. La vita della Chiesa nasce da un dono che la fonda: la sua origine è fuori di se stessa, in una grazia che la supera continuamente. E nasce per portare la Parola, che ha una apertura universale.

 

La Pentecoste è stata messa in contrapposizione con l'episodio di Babele di Gn 11: alle diverse lingue introdotte, per condanna, a Babele farebbe da contraltare il linguaggio comprensibile a tutti a Pentecoste. In realtà, nell'episodio della torre di Babele, la diversità delle lingue è un freno che Dio oppone a ogni ideologia totalitaria che si arroga la pretesa di piegare l'umanità ha un pensiero unico dominante e, in definitiva, schiavizzate. Ora, la Pentecoste non ricostituisce un linguaggio unico, che non era nemmeno volontà di Dio, visto la tavola dei popoli uscita dall'arca di Noè, ognuno con la propria cultura e lingua. Piuttosto, la Pentecoste ci offre il miracolo del fatto che lo Spirito, in seno all'umanità, parli tutti i linguaggi.
Così, questa festa ci invita a riconoscere e a contemplare l'unità della stessa Parola dentro la "naturale" pluralità delle lingue. Lo Spirito può abitare ogni cultura, per fare ascoltare e comprendere «le meraviglie di Dio». In questo modo, la Chiesa viene fondata dallo Spirito come una comunità di donne e di uomini che vive il dono della comunicazione universale.

 

La Pentecoste è la pienezza dei doni di Dio in Gesù Cristo in quanto tutta la terra e tutta l'umanità possono essere ora raggiunte dal messaggio della Parola. Se lo Spirito in quanto Paráclito (Vangelo) ci dà la facoltà di stare noi, piccoli uomini, davanti alla grandezza di Dio, senza alcun timore, lo stesso Spirito fa stare Dio dentro tutti i meandri della storia e tutti gli angoli delle esistenze umane. Se il mondo è di Dio, lo Spirito fa anche "appartenere" Dio al mondo. Dobbiamo credere, sperare e chiedere che le guerre e gli altri mali del mondo finiscano di negare tale reciproca appartenenza.

 

Alberto Vianello

 

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