Home     Chi siamo     Come arrivare     Contatti     Iscriviti

     Calendario    Login

La gioia del diminuire

Briciole dalla mensa - 3° Domenica di Avvento (anno B) - 17 dicembre 2023

 

LETTURE

Is 61,1-2.10-11   Lc 1   1Ts 5,16-24   Gv 1,6-8.19-28

 

COMMENTO

Per il Vangelo di Giovanni, il Battista è innanzitutto un «testimone», cioè una persona che si è lasciata cambiare da ciò che ha visto o dall'incontro che ha fatto. Di Giovanni non si narra nulla, ma è presentato come «testimone della luce», quella divina, che viene fra le tenebre del mondo. È straordinario come, nel cuore del Prologo del Vangelo, che celebra la preesistenza dall'eternità del Verbo che si fa carne, venga incastonato Giovanni e la sua voce di testimone: «Non era lui la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce».
Com'è possibile? Dando l'adesione di sé a Colui a cui si rende testimonianza. Non ci si deve tenere stretti a se stessi, ma bisogna lasciarsi prendere e portare per mano da Lui. La testimonianza che il Vangelo ci presenta non consiste nel fare chissà quali cose, ma comporta il decidere di se stessi davanti al Cristo. Tramite l'ascolto del Vangelo, bisogna lasciarsi conquistare da Lui, costruire una relazione con Lui dentro il vissuto delle nostre giornate. Fino a cogliere e testimoniare il senso della sua presenza, trascendente ma vera e calda, presenza alla nostra vita. Giovanni non testimonia il Signore che viene a forza di parole e gesti ieratici. Ma la sua vita è tale che le persone che lo seguivano si interrogavano su se stesse. Il testimone è proprio la persona capace di provocare domande, per arrivare a conoscersi alla luce di Cristo.

 

Dinanzi ai ripetuti interrogatori a cui i capi religiosi lo sottopongono, Giovanni è caparbio nel deviare da sé l'attenzione: «Non sono il Cristo…». Oggi dobbiamo ribadire: la Chiesa non è il Cristo. Nessuno lo dice formalmente, ma la prassi (per esempio) di considerare al riparo della salvezza solo coloro che sono sotto l'ombrello dei sacramenti è indice di una chiara autoreferenzialità. Solo Cristo può dire «Io sono». L’identità cristiana è solo in relazione al Cristo, è relativa a Lui.
Le modalità e i tratti della testimonianza di Giovanni insegnano moltissimo alla Chiesa. Lui è come una mano che indica, come un indice che orienta. Lui distoglie lo sguardo da sé e spinge i passi della gente verso il Cristo. Giovanni riconosce qual è il suo posto e lo abita con fedeltà. Fa spazio a Colui che deve venire.
Al cap. 3 userà un'immagine bellissima quanto emblematica: lui, Giovanni, dovrà diminuire nella gioia e nell'amore di fronte al Signore, come l'amico dello sposo dinanzi al rapporto dello sposo con la sposa. Perciò la testimonianza della Chiesa ha bisogno di una libertà da se stessa e di un amore davvero grandi. Al fine di non sostituirsi al Signore.

 

Proviamo ad immaginare una Chiesa che, a quelli che corrono alle devozioni più strane perché più staccate del vissuto quotidiano di tutti i giorni, dice: avete sbagliato posto, non sono io; il santuario, quello vero, è un altro: è Gesù, è in mezzo a voi e non lo conoscete. Io non sono niente. Io scompaio, io diminuiscono. È Lui che deve crescere. Rischiamo, invece, di avere la stessa logica della mondanità: io aumento, io mi mostro, io sono. Ma così, Lui scompare!

 

Gli uomini del potere religioso vanno da lui e gli domandano i titoli, le cariche, per esercitare il suo ministero "dal basso", che consiste nel chiamare tutti a riconoscere di aver bisogno di dare una svolta alla propria vita. Gli domandano se lui è abbastanza importante, se ha una identità piena di onorificenze. Il Battista risponde spazzando via tutte le logiche sulle identità forti e disarmando tutti con quel «io non sono».
E se proprio, proprio insistono e vogliono sapere a tutti i costi, Giovanni dice di essere «voce». «Voce» non vuol dire qui qualcosa di flebile, ma «voce» per dire un altro, per non parlare di sé, per parlare di un Altro. Mi piace molto un termine caro a A. Casati, per parlare di Giovanni: un «dirottatore» dello Spirito. Perché dirotta l'attenzione e la relazione verso un altro. E il primo dirottato è stato proprio lui, che si aspettava un Messia potente, invece vedrà in Gesù solo il volto della misericordia.

 

Ma c'è ancora un'altra grande suggestione che Giovanni ci suggerisce: «Sta in mezzo a voi uno che non conoscete». Paradossale: sta fra noi, ma non lo conosciamo. Forse perché a Natale Lui si prepara a diventare troppo simile a noi. Forse perché quel «in mezzo a voi» vuol dire che dobbiamo riconoscerlo nelle nostre relazioni d'amore; ma nel mondo preferiamo vivere rapporti bellici piuttosto che fraterni. Forse perché il Signore e la sua opera non possono essere l'oggetto di una scoperta, ma una sorpresa. Perché Dio ci sorprende sempre in bellezza, in amore, in dignità, in favore.
E poi, quella parola più bella di tutte (Dio-in-mezzo-a-noi) sta a dirci quanto Dio sia ostinato a non lasciarci. La sua solidarietà con l'uomo è senza limiti e condizioni. Il Signore non cerca riconoscimenti, anche se Giovanni ce lo fa riconoscere attraverso la presenza dello Spirito; ma è segretamente e silenziosamente con noi. E questa è la gioia vera.

 

Alberto Vianello

 

 

Il profeta del non, Giovanni. Non è, non risponde ai messi dei farisei. Sentono che qualcosa gli sta sfuggendo, visto che a frotte i giudei vanno al Giordano, da un predicatore che dice quel che vive, e la religione del tempio non tira più. C’è del nuovo in Giovanni e del concreto. Può esserci qui una lezione per noi e per la Chiesa?
“Con che autorità fai queste cose?”. Chiesero a Gesù chiamando i miracoli ‘cose’. E Lui: “Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?” (Mt 21,23). Tergiversavano, facevano calcoli e decisero che non conveniva esporsi. Molti la pensano così: nelle questioni di sostanza non conviene che si vada a fondo. Rimandare le contraddizioni giacenti che esploderanno, molti si faranno male ma non ora. Anche volendo, che si può rispondere ad una curiosità preoccupata del proprio interesse, del proprio punto di vista?

 

Molta gente si recava al Giordano (che non è un gran fiume se non perché segna un confine esiziale nella storia non solo di Israele), sarà mica gente invasata! Da che è spinta?
Capita a volte di sentire che questa vita non basta, per quanto pare che non manchi nulla: si vive di accorgimenti, compromessi, di scambi, di ‘mestiere’ come scriveva Pavese. Capita allora di sentire, anche solo per un momento, nostalgia di un’altra vita, di un altro mondo. Poi si torna in superficie. Altri invece ne fanno un punto di partenza e cercano il loro Giordano, il profeta che dica la parola attesa.
Così avvenne che tanta gente correva al Giordano dove un predicatore, essenziale in tutto, diceva le parole giuste per ciascuno. ‘Cambiate vita, convertitevi alla giustizia’.
Muoveva molta gente Padre Pio, muoveva anche molte invidie. Padre Gemelli (secondo cui il confratello era da ospedale psichiatrico) lo inquisì: “Chi sei tu?”. E il frate confessò: “Non lo so, io sono un mistero a me stesso”. Alla scienza è un mistero la realtà di Dio che si fa presente qui da noi.
Giovanni neppure rispose ai messi dei farisei se non: “Sono voce che grida: preparate la via al Signore che viene”. Perché il Signore viene. Viene come il sogno che portiamo di un’altra vita, di bene. Di pace. Lo stesso sogno di Dio, a pensarci.
‘Ah, magari ma gli altri non lo vogliono’. Sembra il contenuto di un tema scolastico, allorché è in formazione il senso della responsabilità personale. Ma da adulti…

Diceva Giovanni, “Fate opere di conversione”. È necessaria la conversione del cuore alla giustizia, all’umiltà: essa ci fornisce la capacità di vedere che quel mondo è già qui, dentro di noi, parola di Gesù: “Perché il regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17,21). “Lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi”.

Due più due: male di vivere a parte, la parola nostalgia viene dal greco e vuol dire dolore di ciò che è passato e non ritorna. Ma il regno di Dio, un’altra vita, non è ‘passato’. Resta il dolore ma val la pena di chiedersi, in tempo di revisione personale di vita, se non sia piuttosto dovuto all’indifferenza sostanziale, o distanza che abbiamo verso quel regno. Quel dolore allora è ipocrisia. Che altro è una fede così così, un po’ (meno) al cielo e un po’ (di più) alla terra? Gesù considerato di fatto come un mito, cos’è? Giovanni, vestito di pelo, grida nel deserto, nel vuoto e nel rumore della storia infame di oggi è anche più esplicito e duro coi farisei: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira imminente? Fate dunque opere di conversione…”.
Non sarà per sfuggire all’ira imminente ma per non perdere la coincidenza con il Signore che viene. Delle due , la seconda.

 

Valerio Febei e Rita

 

  •  bricioledm
  • commento-vangelo-3°-domenica-avvento-anno-B
  • Giovanni-battista
  • testimonianza-di-Giovanni
  • Giovanni-indica-il-Cristo
  • Giovanni-è-voce

Home                                                       Calendario                                               Monastero                                                  Iniziative                                                              Articoli e pubblicazioni

Chi siamo                                                Iscriviti                                                      Preghiera                                                     Briciole dalla mensa                                         Orari SS. Messe

Come arrivare                                         Contatti                                                     Ospitalità                                                     Una famiglia di famiglie                                   Audiovisivi

Monastero di Marango 

Strada Durisi, 12 - 30021 Marango di Caorle - VE

0421.88142  pfr.marango@tiscalinet.it

Privacy