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Gratuità e libertà della Parola

Briciole dalla mensa - 21° Domenica T.O. (anno B) - 22 agosto 2021

 

LETTURE

Gs 24,1-2.15-17.18   Sal 33   Ef 5,21-32   Gv 6,60-69

 

COMMENTO

 

«Questa parola è dura!», dicono coloro che ascoltano Gesù nella sinagoga di Cafarnao. Lui aveva appena presentato l'offerta della sua vita concreta («carne e sangue») come vero nutrimento per la vita dell'uomo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,54). Mi domando se tale accusa nei confronti della parola di Gesù non sia altro che il riflesso su di essa della vera durezza, quella del cuore dell'uomo, tante volte denunciata dai profeti. Nel rapporto di fede con il Signore, può capitare che un proprio disagio o fatica venga invece attribuito a Lui, come capita nella relazione fra persone: sono nervoso, ma mi pare di leggere nell'altro un atteggiamento nervoso nei miei confronti. Per questo, abbiamo bisogno di un confronto costante con un padre spirituale e di una vita di fede che sia anche comunitaria, così da far riconoscere le proprie problematiche, senza gettarle sugli altri.

 

Coloro che hanno reagito così alle parole di Gesù erano «molti dei suoi discepoli». Ed emerge ancora un aspetto già presente nei testi dell’AT, che denuncia un «mistero di male» presente nell'uomo. Fa scandalo un Dio che non chiede e non pretende dall'uomo, ma offre tutto gratuitamente. Se Gesù avesse detto una parola sferzante ed esigente l'avrebbero accolta. Ma il fatto che Egli dia addirittura la sua vita per l'uomo e non voglia nulla, ma solo accoglienza del dono, scombina e sconvolge quelli che lo ascoltano. La logica è quella che Dio più pretende e più è grande: l'episodio di Abramo, che ha dovuto lottare contro l'idea "religiosa" di sacrificare addirittura suo figlio per dire la sua devozione a Dio, non è stato capace di insegnare nulla. Perché si concepisce la religione come una specie di "prestazione d'opera” per guadagnar meriti presso Dio, riconoscimenti presso gli uomini e per poter sentirsi superiori a tanti, che non hanno una vita fedele e coerente.

 

«È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita». Gesù denuncia una religiosità senza Spirito. Ma l'uomo non può aprirsi a Dio se non attraverso l'azione dello Spirito Santo in lui. Per questo, per il Vangelo di Giovanni, la missione di Gesù è portare lo Spirito agli uomini. E sarà proprio nell'atto di dono della propria vita che il Figlio dell'uomo effonderà lo Spirito sul mondo: «Chinato il capo, consegnò lo Spirito» (Gv 19,30).
La Messa è tutta una grande preghiera di invocazione dello Spirito Santo, perché il Signore sia "realmente" presente nel pane della Parola e dell'Eucarestia. Perciò Gesù rivela la via della guida dello Spirito per superare lo «scandalo» di un Signore tanto condiscendente da farsi cibo quotidiano per l'uomo. Abbiamo bisogno dello Spirito non per imparare le cose del cielo, ma quelle della terra: là dove il Signore è presente e operante, nonostante tanti rifiuti dell'uomo.

 

«Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui». Le chiese non si svuotano solo oggi, ma anche quando era Gesù a predicare. Ne nasce un’inevitabile crisi, ma che si trasforma in qualcosa di salutare: perché permette di fare verità, smascherando i facili entusiasmi. L’importante è che il «piccolo gregge» che rimane non assuma la sindrome della setta: cioè del gruppo ridotto di eletti, del senso di accerchiamento, di chiusura al mondo e di una rivelazione che rimane estranea al mondo. Infatti, da questa "sconfitta", Gesù rinnoverà la sua instancabile ricerca dell'uomo - e soprattutto di quello più religiosamente negato - che troverà nella donna peccatrice che volevano che Egli condannasse (cfr. Gv 8,1-11), nel cieco nato (cfr. Gv 9: «Lui ha peccato o i suoi genitori?»), in Lazzaro morto, che già manda cattivo odore perché è lì da quattro giorni (cfr. Gv 11) ma che Gesù farà risorgere. Comunità cristiane più aperte al dialogo e alla comune ricerca del bene dell'uomo sono la vera risposta di fede alla crisi di fede.

 

«Volete andarvene anche voi?»: con questa frase, Gesù non vuole essere né amaro né provocatorio. Egli fa semplicemente appello ad una libera scelta di coloro che vogliono rimanere con Lui: vuole dei credenti che lo seguono non come subìti e sottomessi, ma come coraggiosi protagonisti, per vivere bene le piccole scelte quotidiane della fede.
La preghiera dei poveri è sempre un nocciolo di fede: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Così esclama Pietro verso Gesù, che aveva chiesto se volevano andarsene anche i Dodici, insieme a tutti gli altri discepoli che stavano abbandonando per le sue lievi parole di Grazia. Quando vuol essere grande, Pietro naufraga miseramente, come quando rinnegherà Gesù. Ma quando si riconosce – come in questo caso - cercatore di «parole che fanno viva finalmente la vita» (E. Ronchi), allora la sua vita si spalanca nella fede nel Signore Gesù. Lo speriamo anche per noi, e per tutta la Chiesa.

 

Alberto Vianello

 

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