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Efficienza o amore?

Briciole dalla mensa - Domenica di  Pasqua - 4 aprile 2021

 

LETTURE

At 10,34a.37-43   Sal 117   Col 3,1-4   Gv 20,1-9

 

COMMENTO

 

"In diretta" con gli avvenimenti della mattina di Pasqua, alla Messa del giorno di Pasqua ascoltiamo l'episodio di Pietro e del discepolo che Gesù amava, e poi di Maria di Magdala, al sepolcro: racconto purtroppo tagliato dalla liturgia. Io mi prendo la licenza di considerarlo tutto: Gv 20,1-18.
I due discepoli esprimono la reazione tipicamente maschile dell'irruenza davanti a ciò che li sconvolge: Maria ha annunziato loro di aver trovato la tomba aperta. Ed essi corrono affannosamente a vedere. Ben 11 verbi esprimono il loro movimento, in contrasto con i quattro verbi di stasi usati per descrivere le bende che avevano avvolto il corpo di Gesù, che essi vedono. Tanta fretta per vedere i segni della morte, che sono lì, immobili. I due discepoli pensano di sopperire alla loro inadeguatezza agli avvenimenti con una sollecitudine buona, quanto superficiale e inconcludente. Il suo frutto è solo lo sguardo sorpreso sulle inutili bende. Infatti esse non possono essere di per sé un elemento di fede, ma possono solo rinviare a qualcos'altro: alle Scritture, che dispiegano in tutto il loro corpo un amore divino più forte della morte e un corpo umano mortale destinato alla vita divina.
I due discepoli se ne tornano «a casa»: il greco è ambiguo; «presso se stessi», che può indicare un ritorno nella propria abitazione, ma anche l'avvio di un processo interiore di ripensamento. Gesù sarebbe risorto dai morti inutilmente se questo non suscitasse un profondo cambiamento interiore di coloro che vi credono: deve «risorgere» anche il nostro cuore e la nostra mente. Di fatto, i due discepoli si portano dietro ancora parecchia morte: la sera di quello stesso giorno della risurrezione, saranno chiusi in casa, con gli altri discepoli, «per timore dei Giudei»!

 

Maria di Magdala ha fatto il doppio di strada dei due discepoli, perché è andata a chiamarli, eppure per lei si usa una sola volta un verbo di movimento. Comunque, quando i due discepoli se ne vanno, lei e lì presente, «vicino al sepolcro»: sembra che non se ne sia mai allontanata, anche se ha ossequiato i due discepoli di Gesù più importanti andando ad avvisarli. Lei non vede nella tomba le bende, ma «due angeli». «Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide…»: È il suo dolore che la piega a questa visione straordinaria. Invece della fretta efficientista dei discepoli, Maria esprime la ricerca femminile amorosa e sofferta del suo Signore. I dolori della vita ci tolgono le nostre illusioni di valere, ma così ci aprono all'esperienza del mistero di Dio dentro la nostra vita. Le lacrime non le ottengono la vista: il suo dolore la fa discernere il dolore che l'umanità di Gesù Cristo ha vissuto, un dolore fino alla morte, in quel sepolcro. Ma chi sa attraversare, con lo sguardo del proprio dolore, il dolore altrui sa anche vedervi oltre, alla luce della risurrezione.
Maria vede «due angeli», nella stessa posizione, rispetto alla posizione del corpo di Gesù lì deposto, che i cherubini avevano sopra l'arca dell'alleanza nel Santo dei Santi nel tempio. Il luogo del corpo morto e non più appartenente alla morte del Figlio di Dio è ormai il definitivo luogo di presenza di Dio fra gli uomini con tutta la sua grandezza.

 

E due angeli, segni di tale presenza, interrogano Maria sul suo dolore e sulla sua ricerca. La presenza di Dio alla nostra vita - che ci trova spesso inconsapevoli - non favorisce un'immediata consolazione con la risposta alle nostre ricerche. La presenza misteriosa di Dio ci ispira ancora domande, anche con il loro carico di dolore. Certamente Maria sta cercando solo un cadavere, ma cerca: non sta chiusa in casa nelle certezze "dottrinali" dei discepoli, che cioè Gesù è morto e ora debbono badare a loro stessi.
Anche l'apparizione di Gesù non dà risposte immediate, ma, rimanendo nel mistero (lei pensa che sia il giardiniere), pone le medesime domande. Maria sta vivendo il dolore del distacco del suo Signore e dell'affannosa ricerca di qualcosa che la rinvii a Lui, per potere "celebrare" il suo dolore. Prima di rivelarsi, Gesù pone appunto le stesse domande: «Perché piangi, chi cerchi?». Perché solo in Lui e nella sua grazia esse diventano la strada per trovare risposta. La questione della fede non è se porsi o no delle domande, ma se queste domande sono poste in Dio e se aprono al dialogo con Lui. Alla fine, Gesù si rivela a Maria come il Vivente, mentre lei lo cercava ancora come un morto, ma lo "celebrava" nel dolore del distacco e nella passione per il suo corpo, seppur morto.

 

L'esperienza del Risorto costituisce Maria come prima testimone e annunciatrice. Ella deve andare ad annunciare la salita di Gesù al Padre: «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Tale salita non è quindi un distacco, ma il corpo umano del Risorto diventa il tramite e il collegamento fra Dio e l'uomo.
È bellissimo che Gesù prima dica «Padre» mio e vostro e dopo «Dio»: in quanto Padre di Gesù e quindi degli uomini, è anche Dio. E, soprattutto, in quanto lo è di Gesù, lo è anche degli uomini. Gesù ci dona di essere figli del Padre in quanto Lui stesso vive tale relazione. A questo ci apre la Pasqua.

 

Alberto Vianello

 

 

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