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Dio alla ricerca dell'uomo

Briciole dalla mensa - Epifania del Signore - 6 gennaio 2018

 

LETTURE

Is 60,1-6   Sal 71   Ef 3,2-3.5-6   Mt 2,1-12

 

COMMENTO

C'è un passaggio dal Natale, quando «il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce» (Is 9,1), all'Epifania, quando lo stesso popolo è addirittura «rivestito di luce», dice la prima Lettura, tanto che le genti «cammineranno alla sua luce», che è la presenza amante e benefica del Signore. Se nell'Epifania celebriamo la «manifestazione» del Signore nella realtà del bambino Gesù, in verità celebriamo anche la «manifestazione» del popolo del Signore: coloro che erano privi di Dio e camminavano nelle tenebre, ora sono così animati dalla presenza tra loro del Messia da attirare gli altri, come la luce attira chi si trova nel buio.
C'è chi vorrebbe una Chiesa chiusa è arroccata nella morale legalistica che giudica e separa tra chi è "in regola" e chi non lo è (e quindi è fuori). Il Concilio e papa Francesco, invece, ci insegnano a tornare alla fedeltà al Vangelo: giusti e peccatori siamo in cammino, assieme, verso il Regno, dono gratuito di Gesù a tutti.

 

Sempre parlando della luce che attira, la prima Lettura dice che «l'abbondanza del mare si riverserà su di te». Perché oggi si insiste nel vedere ciò che viene dal mare come una realtà che ci vuole togliere qualcosa, invece di vederla come una ricchezza che ci viene portata? Sì, proprio così: una ricchezza. Perché nella povertà degli immigrati c'è tanto desiderio di vita, che noi, invece, abbiamo abbandonato. Siamo sazi, saturi, non andiamo più in cerca della vita. Basta che guardiamo alla vera e propria debacle della nostra società: la denatalità. Essa dimostra che non vogliamo più la vita. Chi, invece, cerca un futuro, perché non ha un presente, ha diritto ad avere un luogo dove farlo fiorire.

 

Il Vangelo ci narra la visita dei Magi. Sono dei personaggi misteriosi, ai quali si è cercato, invano, di dare un'identità. Dato che sono guidati da una stella, si è ipotizzato che fossero dei sapienti astrologi, a caccia di stelle. Ma non sono loro che hanno cercato la stella del re dei Giudei; è la sua stella che è andata in cerca di loro («Abbiamo visto spuntare la sua stella»). Quando uno non sa cosa cercare, non si mette neppure in cammino. L'uomo non può cercare Dio, perché gli è assolutamente inaccessibile: è Dio che, in Gesù Cristo suo Figlio, si rivela e si dona all'uomo, per suscitare il suo cammino, perché, sentendosi cercato, l'uomo faccia della sua vita un cammino di ricerca di Dio, la sua meta e il suo scopo. La luce del Figlio di Dio diventato uomo è andata alla ricerca, nel lontano oriente, di questi uomini, per condurli a incontrare e conoscere ciò che è l'aspirazione profonda di ogni uomo: il Dio con noi. Perché proprio questi lontani Magi? Forse per dire che la ricerca dell'uomo da parte di Dio non ha confini né limiti e nemmeno barriere o esclusioni.

 

Giunti a Gerusalemme, i Magi cercano informazioni sul luogo della nascita del re dei Giudei. Viene loro indicato, attraverso la lettura delle Scritture, che il luogo è Betlemme. Per giungere a trovare e incontrare il Signore Gesù c'è bisogno della grande guida della parola di Dio. E’ la Parola che ci apre gli occhi e il cuore a conoscere, nella povertà umana del bambino Gesù, la salvezza in atto di Dio. Anche per noi, oggi, tutta la presenza del Signore sta nell'inermità di un piccolo. Perché Dio non si fa mai concorrente delle pretese dei poteri umani: non usa la forza, non contrasta la violenza, non si serve di se stesso per conquistare il consenso degli uomini. Queste sono state le prove alle quali il diavolo ha sottoposto Gesù; ma «le vostre vie non sono le mie vie», dice il Signore (Is 55,8). È la Scrittura che ci apre a scoprire le vie differenti di Dio: «Ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona» (Is 55,7). Ma se questa è la via per l'incontro con Dio, è necessario farsi, a propria volta, strada aperta per i fratelli, vivendo nei loro confronti la misericordia e il perdono (cfr. Mt 18,21-35).

 

I doni dei Magi riconoscono la realtà del bambino: con l’oro riconoscono che è il Re, con l'incenso riconoscono che è Dio, con la mirra che è uomo destinato al sepolcro. Anche da noi Dio non vuole offerte o sacrifici: vuole solo essere riconosciuto e accolto in Gesù di Nazaret. Non per la sua gloria, ma perché possiamo entrare in relazione con Lui. Riconoscendo che è il Re che progetta di umanizzare l'uomo. Riconoscendo che è Dio di amore donato. Riconoscendo che, per essere Re e per essere Dio, si offre Lui in dono a noi, arrivando a vivere l'incarnazione fino alla morte, vivendo cioè il dono della sua umanità, piena della vita di Dio, nell'accoglienza della morte. Facendo diventare l'amore energia di risurrezione.

 

Alberto Vianello

 

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