Briciole dalla mensa - 17° Domenica T.O. (anno B) - 28 luglio 2024
LETTURE
2Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15
COMMENTO
Per alcune domeniche, la liturgia attinge dal Vangelo di Giovanni - e non più da Marco - per offrirci il segno del pane condiviso e il grande discorso di Gesù sul Pane di vita, che Egli è.
Il racconto inizia in modo strano: «Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea». Il precedente racconto era ambientato a Gerusalemme: Gesù vi aveva guarito un paralitico di sabato e aveva proclamato che, in questo, Egli compiva le opere del Padre. E i Giudei avevano rifiutato totalmente questa testimonianza: vedere Dio all'opera quando dà la precedenza all'uomo e al suo bisogno, rispetto alla Legge. Passare all'altra riva è, dunque, la ricerca di un nuovo approdo, dove trovare persone non accecate nel cuore dalla giustizia che viene dalla Legge, la quale esclude i più lontani, i più bisognosi, e nasconde il volto di un Dio alla continua ricerca dell'uomo perduto: «Adamo dove sei?».
Per questo la gente seguiva Gesù: perché vedeva come Lui si prendeva cura delle situazioni concrete, invece di caricare sulle spalle degli uomini, già provati, dei pesi religiosi insopportabili e lontani.
«Gesù, alzati gli occhi, vide una grande folle che veniva da lui»: è Lui che si accorge, è Lui che si premura per la gente: «Dove potremo comprare il pane…». La sua preoccupazione non è la Legge, ma l'uomo, nella sua debolezza e nel suo bisogno. La Chiesa vive quando sta dentro i problemi della gente. Anche fra i discepoli c'è bisogno ancora di fare tanta strada: uno fa i conti di quanti soldi servirebbero per comprare cibo per tutti e un altro presenta desolato la merendina di un ragazzo, unica riserva alimentare.
Ma è favoloso ciò che questo ragazzo rappresenta: è la sapienza di vita che consiste nel partire dal reale (quello che si ha), per quanto poco e sproporzionato sia, ed essere disponibili a farne dono. Ci abbattiamo e ci tiriamo indietro, quando misuriamo la sproporzione fra le nostre capacità e ciò che la vita talvolta ci chiede. Ci sentiamo smisuratamente piccoli e impotenti, e ci prendono le ansie e le recriminazioni: che cosa sono cinque pani e due pesci per cinquemila persone?!
Invece, la vita progredisce quando metti a disposizione quel poco che hai e che sei, quando non ti scandalizzi del tuo essere minimo. Non spavaldamente inconsistenti, ma responsabilmente generosi. Non ci è chiesto di risolvere i problemi del mondo, ma semplicemente di fare la propria (piccola) parte. La maturità sta proprio qui: nel non rinunciare e delegare («Tanto, cosa posso farci io?!»), ma nell'essere responsabili e attivi; solo per cinque pani? Sì, ci penserà il Signore a farne un miracolo.
Dunque, è come se Dio, per moltiplicare i pani, avesse bisogno di qualcuno che dia senza calcoli. Invece, stiamo andando sempre più verso una società dove regna la prudenza e la misura del tornaconto: ci si muove solo se vi è un corrispettivo, un ritorno. Forse è anche per questo che il pane non si moltiplica sulla terra. Anzi, si rifiuta a chi ne ha bisogno, a causa della sua povertà.
A tal proposito, vorrei collegare con l’invito e poi Gesù fa, dopo il miracolo e dopo che tutti si sono saziati, di raccogliere gli avanzi: «"Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi di cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato». Questo grande avanzo è il segno certo che il cuore del Signore è sovrabbondante, non è meschino, non misura, ma è esagerato nel dono. Stare insieme, nel nome del Signore, diventa luogo di festa e di gioia, nel simbolo della mensa esageratamente ricca.
Ma la raccomandazione di Gesù di raccogliere tutti gli avanzi può portare anche un altro messaggio: il dono di Dio, i beni che ci ha dato, non vanno persi, sono un dono e un dono non va buttato, perché è il segno del gesto di amore di chi ce lo ha dato. Siamo molto lontani dalla mentalità del "consuma e getta". Per la vita sono importanti, anzi centrali, gli avanzi: il niente di cinque pani del ragazzo, e il pane avanzato a chi ormai è sazio.
E, raccogliendo i pezzi, se ne fanno dodici canestri, come dodici sono le tribù d'Israele. È il più piccolo di tutti i popoli, e Dio lo ha eletto a suo popolo, proprio per rivelare che il suo amore è solo gratuità, dono immeritato. Infatti se è tale, non può essere solo per un popolo, ma per tutti. Israele il più piccolo e l’eletto, a dire che Dio sceglie, nella sua gratuità, tutti i popoli, senza alcun esclusivismo religioso, che ancora oggi è il vizio della Chiesa. I cinque pani e le ceste di avanzi: a dire che, a partire dai meno muniti, Dio fa meraviglie, per il suo Regno di pace e di amore.
Alberto Vianello
A fare i conti in tasca all’amministrazione apostolica, per offrire un pasto molto frugale ai cinquemila uomini (in altri brani analoghi si precisa ‘donne e bambini esclusi’, ma mangiano pure loro) ci sarebbero voluti almeno 15 mila euro secondo il calcolo di Filippo: 200 denari che al valore odierno (minimo) di 70/80 euro per 1 denaro, la paga di un operaio di un giorno, sono 14/16 mila euro. Se poi si calcola anche il pesce allora se ne partono anche 25 mila. Filippo ha fatto un ragionamento logico, come chiunque farebbe: se si deve provvedere a tot persone occorre questa cifra, noi non ce l’abbiamo perciò sciogliamo l’assemblea… A Filippo non sfiora il pensiero che potrebbero esserci altre soluzioni. Ragiona come Tommaso la sera della domenica della risurrezione. Come uno di noi: la speranza non va oltre l’evidenza. Questo mondo, con le sue leggi, è dio.
Andrea invece qualcosa la dice, ragiona come un bambino che dovendo irrigare un campo va col suo secchiello. Un gesto ingenuo. Oppure se vede la mamma preoccupata perché non sa come pagare un debito, va prende il solo centesimo che aveva nel suo nascondiglio e lo dà a sua mamma. Cinque pani e due pesci. Non ha idea di cosa Gesù possa farsene. “Cos’è questo per tanta gente?”. Sa che è niente ma ci mette la compassione.
Deve essere questa la chiave del miracolo.
Quelli mangiano.
Gesù se ne torna solo sul monte.
Valerio Febei e Rita
Monastero di Marango
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