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Quarant'anni di vita comune

del 09 giugno 2024

 

1984-2024: la Comunità monastica di Marango festeggia i quarant'anni dalla sua nascita nella Pentecoste dell'84, nell'estremo lembo orientale della diocesi di Venezia.

 

Domenica 2 giugno la comunità monastica di Marango ha ricordato i 40 anni dalla sua fondazione.
Era la Pentecoste del 1984 quando il patriarca Marco Cè riconobbe la serietà della ricerca di don Giorgio Scatto, e gli diede il consenso per avviare un’esperienza di vita monastica in Diocesi. Ora la comunità è composta da cinque sorelle e tre fratelli, dei quali due sono presbiteri. Altre quattro persone, alcune fin dall’inizio della comunità e altre accolte in tempi più recenti, vivono stabilmente nella famiglia monastica, a motivo della loro fragilità, e sono davvero un grande dono del vangelo: così, ogni giorno, attorno alla stessa mensa,  ci sono dodici fratelli, più gli ospiti, che non mancano mai.
Lunedì 13 maggio, alla presenza del Cancelliere di Curia,  si sono svolte le consultazioni per il rinnovo della presidenza, che hanno portato, con voto unanime,  alla elezione della sorella Maria Cristina Cacco,  e del fratello Gian Pietro Pincerato, per il ministero di priora e vice priore della comunità. Centinaia di auguri e di felicitazioni sono giunti da tantissime parti ai nuovi eletti, segni evidenti della stima di cui gode la comunità, non solo nella diocesi di Venezia. 
Sabato 18 maggio nella veglia di Pentecoste, alla presenza di moltissime persone, è avvenuto il passaggio della guida della comunità da don Giorgio a Maria Cristina e domenica 2 giugno, solennità del Corpus Domini, è stata celebrata la festa per i quarant'anni della  fondazione del monastero: una giornata intensa di preghiera, di fraternità, di gioia. L’Eucaristia, presieduta da don Giorgio, è stata particolarmente partecipata, non solo con la presenza delle parrocchie affidate al ministero della comunità, ma anche con moltissime altre persone che erano giunte  da ogni parte. Il bel tempo ha favorito la possibilità di stare insieme per il pranzo, sotto gli alberi del giardino, e di partecipare poi, nell’Aula Dossetti, alla visione di una carrellata di immagini che ripercorrevano tutto il cammino compiuto in questi 40 anni.
Al termine don Giorgio e Maria Cristina hanno voluto consegnare alcuni pensieri, di cui riportiamo qualche passaggio significativo.
Don Giorgio ha esordito lodando il Signore per la sua misericordia e fedeltà, ricordando i difficili inizi della comunità, l’edificazione del monastero (1993-94), la costruzione della chiesa (1999), l’avvio di una nuova presenza a San Gaetano (2007), dove la comunità ha dovuto ricominciare un’impegnativa opera di restauro di due chiese, della canonica e del campanile, oltre che rinsaldare la fede e l’amore nel popolo di Dio.
Il tradizionale motto benedettino Ora, Lege et Labora - ha ricordato ancora don Giorgio – è stato  interpretato nella vita della comunità non solo in una esistenza dove preghiera, parola di Dio ed Eucaristia hanno il dominio sull’intera giornata, e ne ritmano i tempi e i momenti, ma anche nella scelta del lavoro, come prima testimonianza di comunione con i fratelli, e con un intenso impegno nello studio e nella ricerca della bellezza come via di trasfigurazione del mondo. Significative la scuola di iconografia e i numerosi workshop di pittura e di acquerello, che attirano molte persone anche dall’estero. Se nella storia i monaci hanno dato un decisivo contributo alla pace, all’ambiente, alla salvaguardia della creazione, anche la piccola comunità di Marango, in questi 40 anni, si è impegnata, nella Chiesa e nel mondo, sui difficili sentieri della pace – soprattutto con numerosi viaggi in Iraq – in progetti di solidarietà in India, in Africa e in Brasile, nel dialogo ecumenico e interreligioso. Non ultimo l’impegno politico, con i percorsi di “Fare comune”, come ricerca del bene comune, soprattutto nei territori del Nordest, e ricordando il magistero profetico di papa Francesco.
Don Giorgio ha concluso invitando tutti ad un rinnovato impegno: «È urgente una continua azione di cura, che è al tempo stesso umana e politica, densa di conseguenze esistenziali per noi stessi e per gli altri. Viviamo in un tempo difficile che richiede coraggio per promuovere ed educare l’umano e compiere quel primo passo individuale del ‘disarmo interiore’. Non si tratta di imparare a vivere tutti come monaci o come persone particolarmente segnate dal crisma religioso. Si tratta, in questa barbarie di sentimenti e di crescente violenza, di voler vivere da umani, di creare rapporti di fiducia reciproca, di solidarietà creativa, di edificare, nella giustizia e nella pace, quella ‘città dell’uomo’ che nel linguaggio della Bibbia viene chiamato ‘regno di Dio’». 
 
«Gesù si fa fragile come il pane che nelle mani si spezza e si sbriciola – ha esordito poi Maria Cristina -  ma proprio lì, nella sua fragilità, manifesta la forza di un amore che si dà, si divide, per riunire tutti in unità. Gesù con il suo pane dà forza alla nostra fragilità e piccolezza. Anche noi, Gian Pietro ed io, nella consapevolezza del difficile compito che ci aspetta, ci sentiamo fragili e piccoli, ma non possiamo sottrarci alla responsabilità di essere fedeli al Vangelo, di viverlo nella quotidianità, di continuare a trovare, insieme alla comunità monastica e a tutti voi, il modo migliore per annunciarlo all’uomo di oggi». E continuava: «In questa nostra società, spesso costruita su relazioni malate, dove imperano l’indifferenza e l’individualismo, e dove i conflitti si affrontano con la follia della guerra, il nostro desiderio è crescere in fraternità, solidarietà e accoglienza, abbattendo i muri di separazione e favorendo l’inclusione perché “fratelli tutti”, come ci ricorda papa Francesco. Il Cristo risorto ci chiede slanci di tenerezza, di essere sentinelle dei germogli di vita che spuntano ovunque, di spargere semi di pace e di riconciliazione». E concludeva: «Continuate ad accompagnarci e a sostenerci nella preghiera, affinché viviamo da risorti, conserviamo la luce della fede, la sapienza del cuore, la forza dell’amore». 
L’intensa giornata di festa si è felicemente conclusa con un bellissimo concerto di fisarmonica e violino, offerto dal Comune di Caorle, con i maestri Nicola Milan e Francesca Koka, e con i vesperi  della solennità del Corpus Domini.

Autore: Giorgio Scatto

 

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