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Ai lati della vita

Briciole dalla mensa - 30° Domenica T.O. (anno B) - 24 ottobre 2021

 

LETTURE

Ger 31,7-9   Sal 125   Eb 5,1-6   Mc 10,46-52

 

COMMENTO

 

Il grido di un povero («Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!») infastidisce la devozione con la quale i discepoli e la folla accompagnano Gesù. Quella voce disturba, ieri come oggi, i pii religiosi: perciò «molti lo rimproveravano perché tacesse». Immaginiamoci quel povero cieco mendicante, «seduto ai lati (letteralmente) della strada», cioè escluso dalla vita, sommerso di sdegni e di rimproveri.
Mi turba e mi ferisce quel «molti», fra i discepoli e la folla che vanno con Gesù. Non penso tanto a una religione disturbata dai poveri, ma soprattutto ai poveri, ai lati della vita, impediti nel gridare all'unico che li può ascoltare, Dio: non sta bene che disturbino le nostre vuote liturgie. Che sofferenza si sarà aggiunta a sofferenza, per il povero Bartimeo: sono quelli che in nome di Dio seguono Gesù a impedirgli anche l'ultima sua possibilità, gridare a Dio!
Aprendo il sinodo, papa Francesco ha detto che «Gesù cammina nella storia», quella vera, quella dei poveri. Quindi, se la Chiesa vuole essere «sinodale», deve camminare con Lui, lasciandosi convertire ai poveri. Infatti Gesù - l'unico che ascolta la supplica di Bartimeo - dice alla gente di chiamarlo: li trasforma, da coloro che impediscono al povero, in chi, invece, deve annunciare e favorire l'incontro con Gesù. Significa che convertirsi ai poveri non è frutto di un volontarismo caritativo, ma di una disponibilità vera all'insegnamento di Gesù proprio nel suo cuore: non si può ascoltare il Signore se non si è contemporaneamente disponibili ad ascoltare il grido di sofferenza dell'uomo.

 

Mi pare che i poveri abbiano un intuito di fede unico. Con il suo grido, Bartimeo esprime la convinzione che Gesù Nazareno, che passava, poteva fare qualcosa per lui, a partire dalla misericordia divina che Egli portava. Come poteva essere convinto che Gesù si sarebbe interessato proprio di lui, in mezzo a tanta gente, per di più lui, mendicante e cieco, ai lati della strada?! C'è, in Bartimeo, un irragionevole fiducia, che provo a motivarmi solo pensando ad una capacità di cogliere l'amore: nella sua cecità vede in Gesù un amore divino che si china sui più deboli e fragili, che li predilige, che li favorisce. Non c'è arroganza e pretesa, in Bartimeo, ma nemmeno rassegnazione e rinuncia, quando c'è il Signore che passa. Non avrà altre occasioni nella vita che il Signore passi a tiro della sua voce: lui deve sfruttare quella, non lasciandosela sfuggire.
C'è da imparare da questo povero uomo il suo coraggio, la sua fiducia nel fatto che Gesù che passa, può diventare colui che attraversa la mia vita e la cambia. C'è da diventare come coloro che osano, perché se il Signore è davvero Signore, non può che essere favorevole e disponibile per me. In fin dei conti, la fede viene presentata nei Vangeli come l'atteggiamento di una povera vedova che insiste senza rassegnarsi nel chiedere giustizia a un giudice ingiusto. «E Dio non farà giustizia ai suoi eletti?» (cfr. Lc 18,1-8).

 

La prima cosa che Bartimeo fa quando si sente chiamato da Gesù è «gettare via il suo mantello». Per un povero, il mantello era la sua casa e il posto dove riponeva le monete ricevute in elemosina: era tutta la sua vita. All'opposto dell'uomo ricco, che non ha saputo rinunciare ai suoi «molti beni» (cfr. Mc 10,17-22), Bartimeo esprime la sua prontezza di risposta liberandosi di quel niente di cui viveva. Poteva essere attaccato a quel mantello più che il ricco ai suoi soldi. Invece, nel gesto con il quale lo getta via, rivela tutta la sua disponibilità a seguire Gesù.
Talvolta noi siamo ripiegati sulle nostre povertà, gelosi di quel nulla che abbiamo. Bartimeo fa gesti inconsulti per un povero cieco: abbandona il mantello, balza in piedi e corre. È come se non fosse più mendicante e cieco. Solo perché si è sentito dire: «Ti chiama!». Forse a Bartimeo sarebbe bastata una parola, una carezza, un po' di comprensione da parte di Gesù: non si aspettava addirittura il miracolo. Ma sentirsi chiamato da Lui porta a comportarsi come non fosse già più cieco. Così la domanda di Gesù («Che cosa vuoi che io faccia per te?») lo rinvia al segno di una vita finalmente piena. Era chiaro che Bartimeo desiderasse la guarigione dalla cecità, ma la prima guarigione è stata la prontezza a rispondere alla chiamata, il non sentirsi rifiutato da Gesù come lo avranno rifiutato tante persone, lungo la sua vita di mendicante. Ma è quando si è posti dinanzi a Gesù, alla sua domanda di fede, riconoscendo che il nostro desiderio profondo è ascoltato da Lui («Che cosa vuoi?»), che possiamo veramente aprirci alla sua Grazia: «Va’, la tua fede ti ha salvato». La nostra fede è la fede che Gesù Cristo ripone in noi, che si traduce in atto che ci riscatta e libera. Basta essere convinti che, fra i discepoli e la folla, in quella situazione, il Signore possa essere proprio per me, che pure sto «ai lati della strada».

 

«Lo seguiva lungo la via»: Bartimeo diventa il vero discepolo. Non più emarginato nel suo essere ai margini: Gesù lo ha riscattato facendolo modello di fede e di sequela. E, da quel momento, Bartimeo non avrà certo zittito il grido dei poveri, ma avrà ascoltato quello del povero per eccellenza, Gesù: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Perché nessuno, nel mondo e nella storia, possa dire di essere lasciato «ai lati» della vita, da Dio.

 

Alberto Vianello

 

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