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SANTA PASQUA 2023

Con i fianchi cinti e i sandali ai piedi
 

«Ecco in qual modo mangerete l'agnello: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!» (Es 12,11). Così il racconto dell'Esodo, che narra dell'uscita degli ebrei dall'Egitto. 
La Pasqua è un momento di sosta prima della partenza per un lungo viaggio, che conduce il popolo di Dio dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù al servizio. La Pasqua, in definitiva, è una chiamata alla santità: «Siate santi perché io, il Signore, sono santo» (Lv 11,44). Questo futuro è l'imperativo delle nostre comunità, fondato sul passato e che si gioca nei conflitti della storia, senza possibilità di fuga. Impegna le nostre comunità qui e adesso. 
Gilles Routhier, teologo canadese, afferma che il futuro della Chiesa passa attraverso il suo farsi segno in mezzo alla gente: una Chiesa mescolata con le vite degli uomini, delle donne e dei bambini. In un mondo dove si nasce, si vive e si muore senza un'apertura all'infinito, la Chiesa è chiamata ad esprimere, in forme nuove, quello che ha ricevuto, la fede in Cristo morto e risorto, dando una nuova figura al cristianesimo. 
C'è una figura di Chiesa che passa, che cade in rovina in ragione delle divisioni, del clericalismo, della mancanza di lucidità e di determinazione a operare delle vere e autentiche conversioni; che cade in rovina anche a causa dell'autoritarismo, degli abusi spirituali e finanziari, degli abusi sessuali sui minori. Occorre sancire la fine di questa Chiesa, rinunciare alla sua restaurazione, ritrovando la gioia del Vangelo e una nuova e rinnovata speranza. Questa conversione, questo passaggio pasquale dalla morte alla vita, sollecita la Chiesa a sviluppare una vera solidarietà con il popolo al quale essa appartiene. Si tratta di cercare di rimettersi in viaggio «con i fianchi cinti e i sandali ai piedi», cercando di essere "una Chiesa povera per i poveri", secondo l'espressione di papa Francesco. «Questa Chiesa sarà fatta di comunità disseminate: sarà una "Chiesa del vicinato", una Chiesa mescolata, e non al margine, che realmente sia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa, separata dalla gente, o un gruppo di eletti che guardano a se stessi» (papa Francesco, EG 28). 
Il compito che nasce dalla Pasqua è allora un incontro fecondo del Vangelo nella cultura di oggi. Occorre recuperare una fiducia nella vita che può costituire il punto di incontro con chiunque, e che può qualificarsi come "spirituale" nel senso più originario del termine. 
Nelle problematiche suscitate dal pluralismo religioso ed etico, nel dominio della violenza e dell'indifferenza, la figura di Gesù, crocifisso e risorto, ci viene offerta come modello di una umanità nuova. 
Il teologo Christoph Theobald afferma che «l'unicità di Gesù deve essere identificata con la sua santità ospitale». La «santa ospitalità» ci permette di fondare in modo nuovo la presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo, accogliendo ogni creatura che va in cerca di riparo e di rifugio. Così la Chiesa diventa "ospedale da campo" nei confronti di ognuno che porta nel proprio corpo e nella propria storia profonde ferite. La Chiesa, che raccoglie il grido di Gesù: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», si curva su tutti gli abbandonati, lasciati morire ai bordi delle strade, o lasciati soli in un ospizio per vecchi, o buttati in balìa delle onde su vecchie carrette del mare, o massacrati dall'odio e dalla violenza delle guerre. La Chiesa che celebra la Pasqua «con i fianchi cinti e i sandali ai piedi» è una Chiesa che impara ad abitare tutte le periferie del mondo, geografiche, culturali, sociali, religiose, perché nessuno si senta più straniero.
Il teologo Thomáš Halìk scrive: «Una nuova evangelizzazione, veramente nuova, degna di questo nome, oggi ha un compito difficile: cercare il Cristo universale, la cui grandezza è spesso nascosta dalla limitatezza della nostra visione, delle nostre troppo ristrette prospettive e categorie di pensiero».
Cercare il Cristo universale è un compito e un segno di questi tempi. 
Il Risorto è presente (spesso in modo anonimo) nei cambiamenti della storia e nella evoluzione della società. Dobbiamo cercarlo 'in base alla sua voce' come Maria Maddalena; cercarlo negli stranieri in viaggio come i discepoli sulla strada di Emmaus; cercarlo nelle ferite del mondo come l'apostolo Tommaso; cercarlo ovunque ci porta il dono del perdono e di un nuovo inizio. Il Cristo Risorto è presente in tutte le cose, in tutti gli avvenimenti della nostra vita e in tutti i cambiamenti del nostro mondo. 
Allora, «con i fianchi cinti e i sandali ai piedi», prepariamoci a partire, a rimetterci in viaggio. 
Augurandoci «buona e santa Pasqua!». 

I fratelli e le sorelle di Marango

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