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DA ASSISI A UR, FRATELLI TUTTI

Assisi - Roma - Ur 
5-8 marzo 2024

PONTE DI DIALOGO di Damiano Serpi 

Un bambino iracheno corre, fugge, cerca riparo e verità mentre tutto attorno, nella città di Mosul, va a fuoco. Si vedono le immagini dei bombardamenti, delle fiamme che divorano le case, dei morti appesi, delle folle che fuggono disperate, dei crocefissi distrutti e delle chiese rase al suolo, delle vite esplose. Con questo breve ma profondo video introduttivo si è aperto ad Assisi il convegno dal tema «Da Assisi a Ur - Fratelli tutti, ponte di dialogo e di fraternità», che ha trovato la sua perfetta e naturale collocazione nella Sala della Spogliazione del palazzo vescovile.
A tre anni esatti dal viaggio apostolico di unica valenza storica compiuto da Papa Francesco in Iraq (5-8 marzo 2021), la Commissione «Spirito di Assisi», in collaborazione con la congregazione dei Rogazionisti del Cuore di Gesù, della comunità monastica di Marango e degli uffici per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e della diocesi di Foligno, ha proposto un articolato momento di riflessione per tenere vivo e attuale il messaggio di genuina fratellanza che il Papa ha proposto con la preghiera comune di Ur, la casa di Abramo.
Nel saluto di benvenuto monsignor Domenico Sorrentino, arcivescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e vescovo di Foligno, ha voluto ricordare proprio come il gesto della spogliazione di san Francesco rappresenti la sua volontà di uscir fuori dalla fraternità influenzata dall’idea che il denaro venga prima di tutto e che vede nel vincolo del sangue la sua unica ragion d’essere. Per Francesco era questo, il denaro, il virus che aveva infettato la sua famiglia e per uscire da quella malattia Francesco scelse una famiglia vera, nuova, fatta di autentica fraternità. Oggi, ha proseguito l’arcivescovo, anche l’umanità è devastata dal virus del denaro, del profitto, dell’interesse prima di tutto e sopra ogni cosa, persino sopra la vita del fratello e della sorella che possono essere sacrificati e privati di ogni dignità.
Il convegno, moderato dal giornalista Luca Geronico, è proseguito con i saluti dei due consiglieri delle ambasciate irachene presso la Santa Sede e lo Stato italiano. Entrambi i diplomatici hanno ricordato la visita del Papa al loro Paese come un importante momento di fraternità che ha seminato speranza in una nazione dilaniata da decenni tra guerre, conflitti, dittaturee occupazioni armate straniere.
Infine, le testimonianze dei tanti relatori. Fra Jerzy Morel, del Centro francescano internazionale per il dialogo, ha posto in evidenza nel suo intervento come l’incontro nel 1219 a Damietta in Egitto tra san Francesco e il sultano del Cairo fornisca i tre elementi dell’incontro, dell’identità e del dialogo, che servono oggi per ripercorrere quel sentiero di pace che Francesco aveva intuito come unica strada verso la fratellanza tra i popoli e i credenti nell’unico Dio.
Forte e commovente la testimonianza personale della Piccola sorella irachena Mariam Farah che, mandata a Mosul da Baghdad, si trovò sin da subito a dover convivere con il disprezzo e la discriminazione di tanti. Una situazione che l’aveva esasperata fino a farle decidere di mollare, di desistere, di andare via da un luogo in cui riceveva solo sputi e lanci di pietre. Un incontro le ha fatto capire che non era quella la sua missione. Lei credeva di difendere Dio allontanandosi da chi le riservava solo disdegno, invece stava solo difendendo sé stessa. Così ha deciso di restare, cercando di essere una sorella anche e soprattutto per coloro che non la rispettano.
Con un videomessaggio monsignor Leskovar Mitja, nunzio apostolico in Iraq, ha invece ricordato come, anche se il rischio per i cristiani in Oriente sia ancora quello di chiudersi in sé stessi o di scappar via, molti di loro resistono e sentono il bisogno e il dovere di costruire giorno per giorno la pace, dando testimonianza di quella missione speciale a loro riservata, ovvero essere artigiani di pace nella loro terra e tra i loro concittadini.
Fratel Wisam, monaco iracheno di Qaraqosh, appartenente alla comunità di Fratelli di Gesù Redentore, che vive in un piccolo monastero realizzato utilizzando i container dove trovarono alloggio i cristiani sfollati dalla Piana di Ninive, ha voluto precisare che c’è bisogno di tempo perché i frutti della visita del Papa in Iraq maturino, ma che già oggi quel viaggio ha ridato all’Iraq martoriato dalle guerre la possibilità di poter parlare e dialogare della fratellanza.
La conclusione del convegno è stata affidata a don Tonio dell’Olio, presidente della Commissione «Spirito di Assisi».
Dopo aver ringraziato padre Jalal Yako (anche lui di Qaraqosh), per la sua insostituibile collaborazione, ha ricordato che se ci si ritrova nella città umbra a parlare di ponti e di Medio Oriente è perché «un Francesco» partì da Assisi per incontrare il “nemico sanguinario” e poi perché «un altro Francesco», otto secoli dopo, ha deciso di varcare ogni confine per recarsi in Iraq a pregare insieme con i fratelli.

fonte: Osservatore Romano del 7 marzo 2024

DAL PAPA UNA DELEGAZIONE DEL GRUPPO "ASSISI-UR" di Fabrizio Peloni

Per ricordare lo storico viaggio compiuto da Papa Francesco in Iraq nel marzo 2021, alcuni membri della Delegazione Assisi-Ur, gruppo nato per creare ponti di pace e fratellanza e promuovere il dialogo interreligioso nel Paese, hanno partecipato all’udienza generale.
Della Delegazione, nata all’interno della Commissione dello “Spirito di Assisi”, fanno parte padri rogazionisti, la comunità dei monaci di Marango (Venezia) e laici impegnati nelle diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno.
«L’Iraq è un Paese dalle enormi risorse e dopo la visita del Pontefice la popolazione ha riscoperto e ha preso coscienza delle proprie radici spirituali» ha raccontato don Giorgio Scatto, del monastero di Marango, ricordando in particolare la figura di Abramo. Ed ha aggiunto: «Oggi l’Iraq vuole essere ricordato come terra di pace e non terra di guerra».
«Per questo la comunità cristiana non va lasciata sola» ha affermato il rogazionista iracheno padre Jalal Yako, sottolineando come «il carisma di quella Chiesa sia il martirio», ma «nonostante questo i cristiani in Iraq non conoscono l’odio e si fanno, invece, messaggeri di pace e promotori del dialogo interreligioso».

fonte: Osservatore Romano 6 marzo 2024 

CHI È LA DELEGAZIONE ASSISI-UR

Il gruppo “Assisi-Ur” è una delegazione di persone provenienti da varie realtà ecclesiali italiane, principalmente da Assisi, Milano, Padova, Torino, Venezia, come anche dall’Iraq, nato come frutto della giornata di incontro e di dialogo celebrata il 6 marzo 2022 ad Assisi, quale memoria feconda del viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq nel marzo 2021.
Da allora la delegazione si adopera con iniziative in Italia e in Iraq per gettare un ponte di dialogo fra i due paesi alla riscoperta dell’importanza dei luoghi santi di ogni fede presenti in quella Terra santa e favorire una cultura che rispetti la dignità di ogni uomo e di ogni donna, e faciliti così la fraterna e reciproca conoscenza e collaborazione tra le religioni. 
Una prima equipe, nel novembre 2022, ha intrapreso un pellegrinaggio esplorativo percorrendo l’Iraq da sud a nord, come premessa per futuri pellegrinaggi interreligiosi che dovrebbero unire cristiani e musulmani, italiani ed iracheni in un’esperienza di autentica fratellanza. 
Purtroppo lo scoppio del conflitto israelo-palestinese dello scorso ottobre 2023, non ha reso possibile il secondo pellegrinaggio della delegazione in Iraq, previsto proprio alla fine di quello stesso mese.
Nella speranza di portare avanti questo progetto il prima possibile, la delegazione “Assisi-Ur” ha celebrato, ad Assisi, il terzo anniversario del viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, con l’ardente desiderio di tenere accesa quella fiamma che illumina il sentiero di pace tracciato dal Pontefice nel suo storico e profetico pellegrinaggio.

 

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