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L'alleanza del volto

Briciole dalla mensa - 2° Domenica di Quaresima (anno C) - 13 marzo 2022

 

LETTURE

Gen 15,5-12.17-18   Sal 26   Fil 3,17- 4,1   Lc 9,28-36

 

COMMENTO

 

L'alleanza è il tema che unisce le tre Lettura della seconda domenica di Quaresima. Nella prima, Dio si lega ad Abramo con la promessa di una terra e di una numerosa discendenza: era ciò che maggiormente poteva desiderare e sperare, come grazia divina, un uomo solo e nomade come Abramo. A lui non rimane altro che fidarsi di Dio e della sua promessa, che legava il Signore con il patriarca in un vincolo di comunione.

Nella seconda Lettura, Paolo presenta l'esito più pieno del legame di Dio con l'uomo, in Gesù Cristo: «Il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso». In Gesù, Dio è diventato come noi, uomo; perché noi diventassimo come Lui, uomini trasfigurati. Dobbiamo perciò aderire sempre più alla nostra umanità: è questa la vera via spirituale. È un'umanità fatta di tanta miseria, personale e collettiva; lo abbiamo drammaticamente sotto gli occhi. Ma Dio non ci donerà un'altra umanità, né ci renderà spiriti.
«Trasfigurare» significa fare venir fuori un valore positivo e una preziosità dell'uomo anche in chi questa bellezza interiore sembra perduta. È il Signore che è capace di riconoscere e valorizzare il buono nascosto nell'uomo, anche il più negato o negante nella sua umanità. Così Dio trasforma la nostra povera umanità concreta rendendola simile a quella del suo Figlio, trasfigurato dalla risurrezione, quindi riempita di vita, perché fatta tutta d'amore.

 

«Mentre Gesù pregava…»: È nella preghiera, nella relazione intima e personalissima di Gesù con il Padre, che avviene la trasfigurazione. La preghiera, sotto qualsiasi forma, è il nostro stare con Dio (magari arido, oppure sofferto, o anche accorato), che progressivamente ci trasforma. E avviene come in Gesù: Luca dice che «il suo volto divenne altro». Non volto di un'altra identità: ma quello stesso volto trasformato, fatto ancora di limiti umani, ma abitati da Dio.
E tale comunicazione con Dio trasfigurante avviene attraverso la parola di Dio. Infatti, durante la preghiera di Gesù, Mosé ed Elia, sintesi dell'antica Scrittura, parlano dell’«esodo di Gesù». Dunque la preghiera è essenzialmente ascolto della Parola contenuta nelle Scritture. Parola che illumina i passi di Gesù, perché il suo «esodo» allude alla sua Pasqua di morte e risurrezione. Una Pasqua che, attraverso le Scritture, può essere interpretata come pienamente inserita nella continuità della storia della salvezza, anzi, proprio ad esserne il suo pieno compimento.
In effetti, la Pasqua di Gesù sarebbe solo l'ignominiosa morte di un disgraziato seguito da un misterioso quanto magico atto di rivitalizzazione se non fosse compresa alla luce della parola di Dio. La conferma viene dal fatto che le donne, che vanno a visitare la tomba di Gesù, la trovano vuota ed incontrano «due uomini» (cfr. Lc 24,1-12), come quelli alla trasfigurazione, che annunciano loro la risurrezione del Cristo: forse possono essere proprio un'allusione a Mosé ed Elia, la Legge e i Profeti. Occorre dunque leggere e vedere Gesù alla luce delle Scritture e riceverlo da esse.

 

Allo stesso tempo, Gesù, attraverso la narrazione del suo «esodo» da parte dei due antichi Profeti, viene illuminato e confermato nel suo cammino. Tanto è vero che Egli compie, subito dopo, su se stesso una ulteriore «trasfigurazione»: «Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Egli indurì il suo volto nell'andare verso Gerusalemme» (9,51). L'ascolto della Parola, nella sua preghiera, conferma Gesù nel suo essere Figlio in rapporto al Padre e gli dà la forza per affrontare l'esigente cammino di dono di sé, mentre è tentato dal diavolo di preservarsi e di procurarsi il potere (Vangelo di domenica scorsa).
Proprio questa decisione fa trovare Gesù «solo», al termine della scena della trasfigurazione. Varcare i confini della prudenza progettando cammini ecclesiali più a contatto con il pulsare quotidiano della vita umana, non trova facili e immediati riconoscimenti nella Chiesa.

 

Pietro vorrebbe fare tre tende per Gesù e due profeti di Dio, ma si ritrova avvolto dalla nube di Dio. Mi richiama il bel passo di 2 Sam 7. Davide vorrebbe costruire una casa per Dio. Ma il Signore gli risponde che ha sempre preferito essere pellegrino e straniero insieme al suo popolo. Mentre sarà Lui, il Signore, a costruire un casato, cioè una discendenza a Davide. La vera casa per l'uomo in relazione con il suo Dio è una vita piena di futuro. Allora non si tratta tanto di vedere dove abita Dio con l'uomo, ma come l'uomo abita presso Dio. Alcuni Padri hanno interpretato la nube che avvolge i tre discepoli come il necessario essere avvolti dalla Scrittura per entrare in comunione, per abitare con il Signore. La Scrittura è il volto di Dio, come si riflette in tutta la sua bellezza nel volto trasfigurato di Gesù. Un volto da «ascoltare», piena consegna e definitiva rivelazione di Dio all'uomo.

 

Alberto Vianello

 

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