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INTRODUZIONE ALLA LECTIO DIVINA

Leggere le Scritture nella Chiesa

Indice

  1. Leggere la Parola
  2. Che cos'è la Lectio divina
  3. Il metodo della Lectio
  4. La Parola è Cristo
  5. Alcuni atteggiamenti necessari
  6. Lectio
  7. Meditatio
  8. Oratio
  9. Contemplatio
     

«Nelle nostre società post-moderne, sempre più vissute come folla di solitudini, l’attesa della Parola è divenuta il bisogno vitale di non essere soli, l’urgenza di venire strappati al naufragio e all’abbandono di una vita senza amore che salvi» (B.Forte).
Anche per questo proponiamo la pratica antica e sempre nuova della Lectio divina, per un rinnovamento della nostra esistenza e dell’intera vita ecclesiale.

 

1. Leggere la Parola

Guerrico d’Igny, un padre medioevale, scriveva: «Voi che percorrete i giardini delle Scritture, non dovete attraversarli in fretta o con negligenza. Scavate ogni parola per estrarne lo spirito: imitate l’ape operosa che raccoglie da ogni fiore il suo miele».
Ascoltare è apertura verso l’altro; è disponibilità, è libertà che si mette in relazione. Ascoltare è dimorare nella parola altrui, uscendo dall’uomo vecchio tutto centrato su sé.
Nella comunità si impara ad ascoltare attraverso l’atto della lettura. L’esercizio spirituale della Lectio educa il cuore a vivere nell’ascolto.
Nella Lectio occorre mettere insieme il rigore della ricerca esegetica con l’apertura all’opera dello Spirito, che fa scoprire nelle pagine della Bibbia le insondabili ricchezze del progetto salvifico del Padre.
La Lectio è detta divina in quanto ha per oggetto le Sacre Scritture. Esse, perché ispirate, contengono la Parola di Dio. Ascoltando la Parola noi ci poniamo in ascolto del «Dio invisibile che nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé» (D.V. 2).

 

2. Cos’è la Lectio divina

Vari autori hanno tentato di darne una definizione:
«E’ una lettura pregata» (J.Leclerq).
«E’ una lettura personale della Parola di Dio durante la quale ci si sforza di assimilarne la sostanza. E’ una lettura nella fede, in spirito di preghiera, credendo alla presenza di Dio che parla nel testo sacro»
(L.Bouyer).
«Lettura orante nello Spirito Santo, capace di schiudere al fedele il tesoro della Parola di Dio, ma anche di creare l’incontro con il Cristo, parola divina vivente»
(Sinodo sulla Parola, 24 ottobre 2008).

 

3. Il metodo della Lectio

Solo verso la fine del Medioevo inizia l’elaborazione sistematica dei metodi della preghiera. Noi prendiamo come punto di riferimento la lettera che il certosino Guigo II (+ 1188) scrive al confratello Gervasio, intitolata “Lettera sulla vita contemplativa” o “Scala dei monaci”.La scala propone la successione di quattro gradini: Lectio, Meditatio, Oratio, Contemplatio.
Questi vari momenti della Lectio non sono uno schema da interpretarsi rigidamente. Più che una successione cronologica di attitudini e di modi di rapportarsi con la Parola di Dio scritta, sono scelte complementari ed interagenti: rimangono un buon schema di riferimento perché il nostro incontro con la Scrittura viva della oggettività della Parola.

 

4. La Parola è Cristo

San Paolo parla di un velo che rimane, non rimosso, quando i suoi fratelli ebrei leggono le Scritture. «Ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto» (2Cor 14-16). L’evangelista Luca, nel racconto dei discepoli di Emmaus, scrive: «E (Gesù), cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27). E’ di fondamentale importanza comprendere lo scopo che la Lectio divina si prefigge: conoscere Gesù Cristo attraverso la testimonianza che gli rendono le Scritture.
Tutta la nostra lettura quindi non può non essere condizionata dalla fede cristologica in Gesù di Nazareth, inseparabilmente vero Dio e vero uomo e, conseguentemente, dal progresso dottrinale realizzato nel tempo dalla Chiesa. Nel messaggio finale del Sinodo sulla Parola di Dio leggiamo: «Se ci si ferma alla sola ‘lettera’, la Bibbia rimane soltanto un solenne documento del passato, una nobile testimonianza etica e culturale. La conoscenza esegetica deve, quindi, intrecciarsi indissolubilmente con la tradizione spirituale e teologica perché non venga spezzata l’unità divina e umana di Gesù Cristo e delle Scritture».
«La Parola di Dio riceve la sua piena incorporazione nella creazione e, soprattutto, nel sacramento della Santissima Eucaristia. E’ qui che il Verbo diviene carne e ci permette non soltanto di udirlo o vederlo, ma di toccarlo con le nostre mani, e di farlo parte del nostro stesso corpo e sangue. Nell’Eucaristia la Parola cessa di essere “parole” e diviene una Persona che incarna in se stessa tutti gli esseri umani e l’intera creazione» (Bartolomeo I).

 

5. Alcuni atteggiamenti necessari

Come dobbiamo inoltrarci nella lettura biblica?
- Innanzi tutto disponendo il cuore all’ascolto. Occorre creare un contesto di silenzio e di solitudine per poter ascoltare Dio che parla.
- Dando alla lettura un tempo conveniente e quotidiano
- Credendo che lo Spirito Santo è realmente presente nel libro delle Scritture. Aprire il libro delle Scritture significa passare incessantemente dalla “lettera” allo “Spirito” che conduce, attraverso tutta la Legge e i Profeti, all’incontro con il mistero della morte e risurrezione di Gesù, Parola viva del Padre che interpreta e attualizza tutta la Scrittura.
- Chiedendo a Dio il dono della propria conversione, intesa come ritorno al Signore e come riconciliazione con i fratelli.
- Vivendo un impegno ascetico esigente, tradotto in una vita sobria ed essenziale, lontana dagli idoli del mondo, che ha come obiettivo la purezza di cuore.
La Scrittura è la lingua materna della Chiesa. Nella frequentazione assidua della comunità credente, vera scuola del servizio del Signore, ne impariamo la "grammatica" e la "sintassi".

 

6. Lectio

Il primo momento della lectio divina è chiamato semplicemente Lectio: implica la possibilità di avvicinarsi al testo biblico con il desiderio di leggerlo, interrogarlo, ascoltarlo. E’ il momento della esposizione obiettiva, del commento letterario, storico e teologico, utilizzando ampiamente i risultati del metodo storico-critico.
- Si può leggere tutta la Bibbia o un singolo libro della Scrittura da cima a fondo: è la “Lectio continua”.
- E’ preferibile, tuttavia, almeno per chi inizia, seguire il Lezionario liturgico della Messa: è una “lettura semicontinua”, antologica.
- Quanto alla lunghezza del testo da leggere, sono sufficienti anche pochi versetti. Tuttavia, per saper leggere occorre avere il senso di quello che è un testo: un monumento vivo, un messaggio, una testimonianza che merita assoluto rispetto. Bisogna allora impegnare la parte migliore di noi stessi per accostarci e penetrare tale confidenza.
- E’ bene leggere ripetutamente il testo e possibilmente farlo risuonare al nostro orecchio mediante una lettura ad alta voce.
- E’ inoltre cosa molto buona confrontare altre traduzioni o, ancor meglio, leggere direttamente nelle lingue originali: ebraico e greco, o anche la versione latina di Girolamo.
- Strumenti essenziali per una lettura intelligente sono la Sinossi dei Vangeli o le Concordanze.
- E’ importante anche leggere con la penna, e non soltanto con gli occhi, sottolineando le cose più importanti: i verbi, i personaggi, le azioni che vengono descritte, l’ambiente, il soggetto che agisce e che riceve l’azione. Una doppia sottolineatura può indicare il punto centrale del brano. Dopo ciò si può anche prolungare questa operazione di “lettura”, cercando i passi paralleli e altri testi di riferimento.

 

7. Meditatio

«Meditare significa aderire strettamente alla frase che si ripete, pesarne tutte le parole per giungere alla pienezza del loro senso: significa assimilare il contenuto di un testo per mezzo di una specie di masticazione che ne fa gustare il sapore» (J. Leclerq).
Un aspetto essenziale della Meditatio è l’applicazione a Cristo della pagina biblica, letta e commentata, gustata e assimilata. Anche quando si tratta di testi dell’Antico Testamento. Tutta la scienza esegetica è la capacità di riconoscere Cristo, “sollevando il velo delle Scritture” (cfr 2Cor 3,13). «La Chiesa, con tutto il suo ardore, cerca nelle Scritture colui che ama»(Onorio).
Solo a questo punto si può parlare di “attualizzazione” della Parola. Essa è la nostra realizzazione della Parola, l’incarnazione della Scrittura nella nostra vita, sull’esempio del compimento definitivo che essa ha avuto in Cristo. La vera attualizzazione della Parola è ciò che essa opera nella vita dei santi.
Possiamo anche noi mettere in pratica la preziosa raccomandazione di una piccola regola monastica antica: «Che il lettore dal cuore retto vegli a non far obbedire le Scritture al proprio sentimento, ma che faccia obbedire il suo personale sentimento alle sante Scritture» (Regula cuiusdam patris ad monachos).

 

8. Oratio

«La preghiera gusta il sapore del cibo che la lettura ha portato alla bocca e la meditazione ha masticato» (Guigo II, Scala dei monaci). Nella lettura Dio ci dona la sua Parola. Ora noi la restituiamo a lui in un dialogo pieno d’amore. Dice san Girolamo: «Quando leggi lo Sposo ti parla; quando preghi lo Sposo ti ascolta». Si tratta di parlare a Dio mediante la medesima Parola con la quale lui ci viene incontro. Don Giuseppe Dossetti dà questo consiglio: «Alternare a più letture lente del testo spazi di invocazione pura, di supplica al Signore Gesù, o di un’altra preghiera ricavata dal testo stesso».
- La Parola può raggiungerci come una spada fin nelle profondità del cuore. La conseguenza sono le lacrime, il senso della propria nullità, della propria situazione di peccato e, quindi, l’impegno spontaneo a iniziare un cammino di conversione. In questo modo la preghiera ci insegna a domandare la salvezza come il pubblicano del vangelo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,9-14).
- L’ascolto della Parola diventa preghiera con la quale “osiamo dire”. La preghiera si fa domanda. L’orante diviene uno con tutto ciò che vive e, fattosi “voce di ogni creatura”, domanda per tutti l’abbondanza del dono di Dio. E’ la domanda di Qualcuno, non di qualcosa. Nella preghiera domandiamo con insistenza che la ferita aperta del peccato nella creazione e nel cuore dell’uomo sia costantemente curata e colmata dalla misericordia del Padre, dall’amore di Cristo e dalla forza dello Spirito.
- Nella prassi della Lectio divina la preghiera può diventare ripetizione di una breve formula espressa con il cuore pieno d’amore. I Padri del deserto suggeriscono alcune di queste parole prese dal Vangelo: “Salvami”, “Aiutami”, “Ricordati di me”, “Abbi pietà”. Da tale tradizione prese avvio quella che viene chiamata “preghiera del cuore” o “preghiera di Gesù”. Essa si esprime così: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”.

 

9. Contemplatio

La contemplazione può essere descritta come una “preghiera di semplice sguardo”.
«E’ un’esperienza che tutti possiamo fare, perché fa parte della vita del battezzato, della vita di fede. E’ l’intuizione profonda ed inspiegabile che, al di là delle parole, dei segni, del fatto raccontato, delle cose capite, dei valori emersi, c’è qualcosa di più grande, c’è un orizzonte immenso. E’ l’intuizione del Regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù» (Card. Martini).
Il culmine della contemplazione non sta, allora, nel separare ciò che è “spirituale” da ciò che è “materiale”, ma semmai nel fondere il più perfettamente possibile il cielo e la terra, il divino e l’umano, la dimensione verticale e quella orizzontale.
La contemplazione apre il cuore alla carità e al dono totale di sé. Solo allora la Parola è davvero accolta in un terreno buono, che porta molto frutto. 

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