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In attesa di essere immersi in Dio

Briciole dalla mensa - 3° Domenica di Avvento (anno C) - 16 dicembre 2018

 

LETTURE

Sof 3,14-18   Is 12   Fil 4,4-7   Lc 3,10-18

 

COMMENTO

Alle folle che lo interrogano su ciò che devono fare sulla via della conversione, Giovanni Battista dice: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». È una risposta pratica e concreta, che obbliga il credente a rinunciare a evasivi spiritualismi e a porsi nel quotidiano pulsare della vita. Giovanni si è distanziato dal tempio e dalla religione ufficiale per indicare, nel deserto, che ciò che deve motivare il comportamento del credente non è più la legge, ma l'uomo nel bisogno. La vera legge è la condivisione. E il Signore ratificherà a Natale questa nuova norma, quando ci mostrerà la più totale condivisione: quella di Dio con l'uomo, quella del Figlio di Dio che assume una carne mortale come la nostra. E così ci rivela che non si tratta tanto di spartire con gli altri dei beni, quanto di far comunione di vita, assumendo la stessa condizione dell'altro.

 

Quella che il Battista presenta è una via esigente non perché richiede una perfezione, ma piuttosto perché è richiesta a tutti. Infatti, il vangelo di Luca ci narra che anche gli esattori delle tasse e i soldati interrogano il Battista su che cosa dovevano fare: erano due categorie di persone che la legge considerava impure e quindi escluse da ogni rapporto con Dio. Eppure sono rimasti anche loro attratti e interpellati dalla predicazione di Giovanni, che era «voce di uno che grida nel deserto», perché nei centri del potere politico e religioso non si poteva dire la parola della Scrittura: «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio», anche per gli esattori delle tasse e per i soldati.
Ad essi il Battista non chiede di cambiare vita o mestiere, la scommessa più autentica, allora, diventa quella di continuare a vivere la propria condizione e il proprio stato, ma con uno spirito e un comportamento completamente cambiati. «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato»: gli esattori delle tasse, senza giustizia e senza pietà, esigevano molto di più di quanto dovevano, per intascarlo, a scapito soprattutto delle classi indigenti perché più indifese. Pensiamo la povera vedova, vessata dai sacerdoti che l'obbligavano a fare le offerte al tempio e dai pubblicani che esigevano da lei impossibili tasse. Ebbene, Giovanni non li condanna, ma li esorta a cambiare radicalmente il modo di vivere il loro mestiere: non servirsi del potere che avevano di riscuotere le tasse per esercitare delle pretese ingiuste e ladre.
Anche oggi costituisce una testimonianza forte e dirompente quella di persone che non approfittano della situazione di potere che è data a loro dalla collocazione sociale. E, all'opposto, cercano di avere uno sguardo favorevole di attenzione verso chi si trova di più nel bisogno.
Anche ai soldati, di mestiere, il Battista chiede uno stile convertito: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Anch’essi, infatti, si servivano del loro potere, in questo caso dell'uso della forza, per estorcere alla gente. Noi, oggi, stiamo amaramente scoprendo come viviamo in una società dove sono aumentate moltissimo la paura e la violenza. Vediamo l'altro come una minaccia, non sappiamo coglierlo nella sua fragilità, così da non usare violenza nei suoi confronti. Una violenza che spesso è quotidiana, domestica, sottile: tante volte è fatta di indifferenza, disinteresse e rifiuto. Tutti insieme dobbiamo affrontare una lunga via di conversione.

 

Tutto questo sulla linea di coerenza che il Battista chiede alla gente che si accosta al suo battesimo con acqua: cambiare stile di vita è speranza e attesa del Signore che viene con la sua presenza a trasfigurare realmente la nostra esistenza. Significa che non siamo noi a convertirci con le buone opere, ma è il Signore che ci converte a Lui, donandoci la sua stessa vita. Ma noi abbiamo la responsabilità di aprirci a questo dono gratuito con un desiderio espresso attraverso un impegno positivo verso l'altro. Perché la conversione non è un aggiustamento in positivo del nostro comportamento, ma è il lasciarsi abitare dallo Spirito Santo.
Infatti Giovanni rivela la sproporzione fra se stesso e Colui che è venuto ad annunciare. Giovanni è il profeta finale e definitivo: dopo «viene Colui che è più forte di me», perché porterà la salvezza. «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Sarà un battesimo che renderà molto più vere le opere di conversione, perché gli uomini saranno immersi nella vita stessa di Dio. Allora i nostri cuori, i nostri occhi, le nostre mani, che hanno ricevuto tale battesimo, sono profondamente abilitati a compiere quelle opere di condivisione simboleggiate dai richiami del Battista. È proprio in nome della nostra nuova umanità, immersa in Dio, che il nostro corpo e il nostro spirito sono diventati degli strumenti attraverso i quali operare il bene verso tutti coloro che si trovano nel bisogno.

 

Ma anche l'attesa del Messia che Giovanni predica sarà superata dalla sua Venuta. Infatti Giovanni si aspettava un'azione di quel Cristo che egli annunciava che avrebbe fatto immediatamente chiarezza e separazione, come il contadino separa il frumento dalla paglia e poi questa la brucia. Invece il Messia che Gesù rivestirà sarà più un predicatore e un operatore di amore, che "condannerà" i potenti non tanto con azioni forti, ma interessandosi quasi esclusivamente dei poveri e degli umili e si prenderà cura di loro assumendo su di sé il peso della loro ferita. Insomma, un Messia sorprendente anche per Giovanni, perché Dio è sempre più grande nell'amore.

 

Alberto Vianello

 

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